Page 398 - Shakespeare - Vol. 4
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E morirò per te, Imogene, anche se della mia vita
fai già morte a ogni respiro. In questo modo,
sconosciuto − non rimpianto né odiato − fronteggerò
il pericolo. Che io possa mostrare agli uomini più
valore di quello esibito dai miei abiti. Oh, dèi,
infondetemi il vigore dei Leonati! Per fustigare
i costumi del mondo, sarò il precursore di una nuova
moda: meno fuori e più dentro.
[Esce.]
Scena II EN
Entrano Lucio, Iachimo e l’esercito romano da una parte; dall’altra quello
britanno, con Postumo Leonato al seguito, in veste di soldato semplice.
Attraversano la scena marciando ed escono. Iachimo e Postumo rientrano
combattendo. Quest’ultimo vince e disarma Iachimo, poi lo lascia.
IACHIMO
Il peso della colpa mi opprime il petto,
sottraendomi coraggio. Ho infamato
una signora, la principessa di questo paese;
e l’aria, per vendetta, m’infiacchisce.
Come avrebbe altrimenti potuto questo zotico,
questo servo per natura nell’arte mia sopraffarmi?
Cavalierati e onori, così come li porto io,
non sono che titoli di scorno. Se la tua nobiltà,
o Britannia, supera questo cafone quanto lui
la nostra, altro non resta da trarre
che noi siamo a stento uomini e voi dèi.
[Esce.]
La battaglia prosegue, i britanni fuggono e Cimbelino viene catturato.
Entrano in suo soccorso Belario, Guiderio e Arvirago.
BELARIO
Fermi, fermi! Abbiamo il vantaggio del terreno.
Il passaggio è presidiato: nulla potrà scompigliarci