Page 1835 - Shakespeare - Vol. 4
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Se la pesante materia del mio corpo fosse pensiero,
l’avversa distanza non fermerebbe il mio cammino;
perché a dispetto dello spazio, io sarei portato
dai punti più lontani al luogo ove tu sei.
Che importerebbe allor se il mio piede calcasse
la più remota terra lontana da te;
l’agile pensiero può varcare terra e mare
nell’attimo in cui pensa dove vorrebbe essere.
Ma ahimè, pensier m’uccide di non essere pensiero
per sorvolar le lunghe miglia quando tu sei via,
purtroppo così composto di terra e acqua
io devo aspettar gemendo il comodo del tempo;
non ricavando da elementi così grevi
che lacrime pesanti, simboli del loro duolo.