Page 1287 - Shakespeare - Vol. 4
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il favore della vittoria; così le divinità
han mostrato equa giustizia. Portate via il corpo.
PALAMONE
O cugino,
perché dovemmo desiderare cose che ci costano
la perdita del nostro desiderio! Perché nulla poté comprare
un amore prezioso se non la perdita di un amore prezioso!
TESEO
Mai la fortuna
giocò partita più astuta: il vinto trionfa,
il vincitore subisce il danno; eppure nella prova
gli dei sono stati al massimo imparziali. Palamone,
vostro cugino ha ammesso che il diritto alla signora
spettava a voi, poiché voi la vedeste per primo, e
subito proclamaste la vostra inclinazione; egli la restituì
come un gioiello a voi rubato, e volle che il vostro animo
lo congedasse perdonato. Gli dei la mia giustizia
mi tolgono di mano, ed essi stessi se ne fanno
gli esecutori. Conducete via la vostra signora;
e fate scendere i vostri compagni dal patibolo,
che io adotto come amici miei. Un giorno o due
mostriamoci tristi e facciamo onore
al funerale di Arcite, alla fine del quale
del viso di sposi ci vestiremo
per sorridere con Palamone; per il quale un’ora,
già, solo un’ora fa, ero tanto afflitto
com’ero felice per Arcite, e sono ora felice
come per l’altro afflitto. O voi celesti incantatori,
quali trastulli siamo noi per voi! Per quello che ci manca
noi ridiamo; per quello che abbiamo siamo tristi; siamo
sempre fanciulli in qualche modo. Siamo riconoscenti
per quello che è, e smettiamo di disputare con voi
che siete al di sopra del nostro scrutinio. Andiamocene
e diamoci un contegno appropriato al momento.
Squilli di tromba. Escono.