Page 5 - Shakespeare - Vol. 2
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PREFAZIONE
Giovanni Senza Terra regnò dal 1199 al 1216, e ciò che tutti associano
automaticamente al suo regno sono la promulgazione della Magna Charta e
l’ostilità nutrita verso di lui da parte di Robin Hood. Nell’opera
shakespeareana dedicata a Re Giovanni non troviamo riferimenti a nessuno di
questi due mitici eventi, ed è forse anche per questo che, con la storica
eccezione del grande Dr. Johnson, La vita e la morte di Re Giovanni non ha
mai goduto né il favore della critica né quello dei “teatranti”.
Al di là della menzione di Francis Meres, che nel suo trattato Palladis Tamia ,
pubblicato nel 1598, elenca King John tra le opere shakespeareane ben note
al pubblico, non abbiamo registrazione di messe in scena elisabettiane o
giacomiane.
Del pari, relativamente poche sono quelle databili al Settecento: al 1737
risale la prima, e al 1745, cioè durante la ribellione degli Stuart in Scozia, un
adattamento “politico” intitolato Papal Tyranny in the Reign of King John.
Altre ventiquattro produzioni durante tutto il secolo, e trentuno in tutto
l’Ottocento, spesso con tagli, manomissioni e rifacimenti, testimoniano il
costante “insuccesso” del dramma, dovuto, secondo la larga maggioranza dei
critici, alla mancanza di una figura centrale forte con cui, positivamente o
negativamente, identificarsi, o, per dirla altrimenti, all’incapacità di far
assurgere Re Giovanni a vero protagonista drammatico: cosa cui, specie sulla
scena, ma anche a livello critico, si è ovviato dando sempre maggior rilievo
alla figura del Bastardo, quasi sempre, oggi, impersonato dal “primo attore”.
Anche nel nostro secolo le rappresentazioni non sono state molte e fortunate
− all’Old Vic, il teatro shakespeareano per eccellenza, abbiamo avuto solo
due mediocri produzioni, molto tradizionali, nel 1953 e nel 1961, quest’ultima
da ricordarsi solo per il Bastardo di Richard Burton, anche se negli anni di
guerra e immediatamente seguenti, il dramma assunse una sua speciale
valenza “politica”, tanto da far scrivere, per esempio a «The Listener», nel
1946, in una recensione a una produzione con Ralph Richardson nel ruolo del
Bastardo, che «di tutte quante le opere shakespeareane, il Re Giovanni è, al
momento, quella più attuale». Con messe in scena tra il didascalico-
brechtiano e l’esistenziale apocalittico alla Kott sono invece le ultime
produzioni, tra cui si ricorda quella del 1987, a Bridge Lane, Londra, con la
regia di D. Massarella.