Page 1470 - Shakespeare - Vol. 2
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PROLOGO EN
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CORO
Oh, per una Musa di fuoco, capace di ascendere
al risplendente empireo dell’Invenzione:
un regno per palcoscenico, principi per attori,
e monarchi, a spettatori di un dramma grandioso!
Allora sì che, da par suo, il battagliero Harry
sarebbe un Marte personificato, ed alle sue calcagna,
tenuti a freno come dei segugi, Ferro, Fuoco e Fame
s’acquatterebbero, cupidi d’azione. Ma perdonate, pubblico cortese,
la scarsa, incerta ispirazione di chi ebbe l’ardire,
su questa indegna impalcatura, di portare in scena
sì epica vicenda. Può contenere, quest’angusta arena,
gli sconfinati campi della Francia? Possiam stipare a forza
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in questo “O” di legno anche solo i cimieri
che ad Agincourt fecer tremare il cielo?
Ah, perdonateci! perché uno sgorbio da nulla 3
può, nel suo piccolo, rappresentare un milione.
Lasciate dunque a noi, gli zeri di sì gran rendiconto,
di fare appello alle forze dell’immaginazione.
Immaginate che entro la cinta di questi muri
sian confinati due possenti reami
che si confrontan dall’alto dei loro orgogliosi confini,
divisi solo da un periglioso braccio di mare.
Supplite voi, col vostro pensiero, alle nostre carenze:
dividete ogni singolo uomo in mille unità,
così creando armate immaginarie.
Pensate, se vi parliam di cavalli, di vederli voi stessi
calcare i lor fieri zoccoli nella terra amica;
è alla vostra mente che spetta ora equipaggiare i sovrani