Page 111 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
P. 111

piacevole.  La  sera,  dopo  cena,  Nietzsche  aspettò  che
                   di  Wagner  così  come  si  accendevano  senza  controllo
 Wagner avesse finito di suonare la scena delle figlie del  apparentemente imperturbabile, e non replicò. Ma le ire
 Reno dal finale del Crepuscolo degli dei, cui il composi-  altrettanto rapidamente sbollivano. Si dimenticò presto
 tore stava lavorando, per tirar fuori la voluminosa par-  di  quella  gaffe  e  quando  un  mese  dopo  Nietzsche  gli
 titura del Triumphlied per pianoforte. Chiese a Wagner  fece avere la Terza inattuale. Schopenhauer come educa-
 se  poteva  farla  suonare  a  Cosima  e  al  pianista  Paul  tore, gli mandò la solita lettera colma di elogi e di inco-
 Klindworth, che era lì per la riduzione del  Crepuscolo:  raggiamenti.
 voleva  avere  un  suo  giudizio.  Brahms,  che  aveva  Nietzsche era di una pasta diversa. Covò i suoi senti-
 vent’anni meno di Wagner, era l’astro nascente del fir-  menti, e risentimenti, in orto chiuso. Ed è qui, sull’incol-
 mamento musicale tedesco, un rivale pericoloso, anche  pevole Triumphlied, che con tutta probabilità si consu-
 perché non essendo un wagneriano era considerato, ipso  mò per Nietzsche la decisiva rottura col Meister, rottura
 facto,  a  Bayreuth,  un  antiwagneriano  (in  realtà  era  un  interiore,  perché per quella  aperta,  anche se mai  vera-
 uomo tranquillo, alieno da polemiche e risse, che si fa-  mente definitiva, bisognerà aspettare molto tempo, fino
 ceva  soprattutto  i  fatti  suoi).  Hollingdale  sostiene  che  alla pubblicazione di Umano, troppo umano nel 1878. Se
 22
 quella di Nietzsche fu una provocazione a freddo . Io  fino  a  quel  momento,  come  rivelano  i  suoi  taccuini,
 non lo credo. Nietzsche era assolutamente incapace di  Nietzsche aveva visto soprattutto i limiti del composito-
 malizie e di azioni trasversali di questo tipo e, nello stes-  re,  del  musicista,  del  pensatore,  la  scenataccia  del
 so tempo, non era in grado di reggere lo scontro frontale  Triumphlied,  che  lo  aveva  inchiodato  a  una  situazione
 quando  non  avveniva  non  con  un  bersaglio  letterario,  per lui insostenibile, psichicamente e fisicamente, illumi-
 virtuale ma con persone presenti. Se attaccava lo faceva  nò di luce cruda le magagne dell’uomo Wagner. «Uno
 solo sulla carta, altrimenti rimaneva nel suo guscio. Le  degli  uomini  più  sublimi  che  esistano»,  come  l’aveva
 manovre e i trabocchetti erano estranei al suo tempera-  definito  agli  inizi  della  loro  amicizia,  si  rivelava  per
 mento, in fondo molto semplice e leggibile. Penso che  quello che era: meschino, egocentrico, fazioso, privo di
 sia più aderente alla realtà l’ipotesi di Janz. Nietzsche, in  generosità artistica, attaccato morbosamente al proprio
 conformità  col  suo  individualismo  e  la  concezione  del  potere,  «un  piccolo  despota  geloso  che  non  aveva  la
 genio come prodotto del lavoro di decine di generazio-  forza di apprezzare il genio di un altro senza dover te-
                                                    23
 ni,  vagheggiò  per  tutta  la  vita  di  riunire  una  ristretta  mere per la sua propria posizione» .
 cerchia  di  eletti:  l’idea  dell’Accademia,  di  una  sorta  di  Ma ancora una volta Nietzsche nascose più che poté
 “convento degli ottimati”, ritorna spessissimo nelle sue  i suoi veri sentimenti. Del resto staccarsi da Wagner gli
 lettere. Non poteva anche Brahms entrare a far parte di  costava molto e non sapeva decidersi. Un poco si illude-
 questi “eletti”, insieme a Wagner e a lui stesso? E così,  va che il Wagner da lui idealizzato agli inizi fosse quello
 ingenuamente, porse il Triumphlied al Maestro per sape-  vero  e  l’altro  solo  una  brutta  copia  passeggera.  Eppoi
 re cosa ne pensasse. Lì per lì Wagner, sorpreso, si mise  c’era anche il fascino che su di lui esercitava Cosima.
 a ridere. Ma rideva a denti stretti. Improvvisamente di-  Il Natale del 1874 lo passa di nuovo a letto, indispo-
 ventò  paonazzo  ed  ebbe  uno  dei  suoi  famosi  e  temuti  sto.  A  Malwida  von  Meysenbug  scrive:  «Ieri,  primo
 scoppi  di  collera  investendo  l’incauto  con  tutto  il  suo  giorno  dell’anno,  guardai  il  futuro  con  vero  tremore.
 furore.  Nietzsche  se  ne  stava  muto,  lo  sguardo  fisso,  Vivere è terribile e pericoloso – io invidio chiunque ab-




 118                                       119





           0040.testo.indd   119                                    30-11-2009   12:13:47
   106   107   108   109   110   111   112   113   114   115   116