Page 229 - Keplero. Una biografia scientifica
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quest’ottica, lo spirito vitale dell’uomo o l’anima di una pianta
non si distinguono dall’informazione di simmetria veicolata dal
vapore acqueo. La facoltà formatrice, aggiunge Keplero, non si
limita a generare la figura dell’esagono, ma conosce tutta la
geometria. Ecco che si esprime, in sostanze diverse, in maniere
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diverse. Keplero passa in rassegna i minerali più noti in quegli
anni, e i poliedri regolari che si presentano nelle loro strutture,
dall’icosaedro, al dodecaedro, al cubo. Conclude qui il suo
trattato, affermando di consegnare il problema nelle mani dei
chimici.
Oggi questo semplice testo di Keplero viene riconosciuto
come un importante prodromo per la cristallografia, una scienza
che ha mosso i primi passi solo nel secolo scorso, a partire al
1920, dopo l’introduzione dello studio con i raggi X dei minerali.
Lo studio dei fiocchi di neve ha invece trovato illustri seguaci
già negli anni seguenti alla stesura del De nive. Nel 1637 Cartesio
dedicò a essi parte del trattato intitolato Les météores. Fu poi
Robert Hooke a dare nuovo slancio alla catalogazione delle
forme dei diversi cristalli di neve, utilizzando i suoi meravigliosi
microscopi per osservarli e riprodurne i dettagli. I suoi disegni
furono pubblicati nella Micrographia del 1665. Nel secolo
scorso, grazie allo sviluppo della fotografia, William Bentley
raccolse per decenni un grande numero di forme di fiocchi di
neve, pubblicando poi nel 1931 un fondamentale catalogo, Snow
crystals, che riporta oltre duemila fotografie.
Un nuovo tipo di approccio si ebbe con il lavoro di Ukichiro
Nakaya, che a partire dagli anni Trenta del XX secolo iniziò a
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creare in laboratorio i fiocchi di neve . Egli riuscì in questo
modo a individuare i due fattori maggiormente responsabili alla