Page 19 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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Ma se, da una parte, le “novità celesti” progrediscono contribuendo a
demolire l’universo aristotelico-tolemaico, la comunità europea degli
scienziati nasce e si riconosce in un momento in cui l’Europa è dilaniata
dalle guerre di religione.
Guerre tra protestanti e cattolici che, in modo diretto o indiretto, influenzano e talvolta
sconvolgono il lavoro dei “filosofi naturali”. Proprio nell’anno 1600, il 17 febbraio,
viene arso vivo sul rogo a Campo de’ Fiori, a Roma, Giordano Bruno, con l’accusa di
eresia. Nel 1584 aveva pubblicato a Londra tre brevi opere, La cena de le ceneri, il De
la causa, principio et uno, il De l’infinito, universo e mondi in cui aveva sostenuto non
solo che la Terra si muove intorno al Sole, ma anche che lo stesso Sole è in movimento
e che nulla nell’universo è assolutamente immobile. Secondo Bruno, l’universo,
essendo infinito, non può accogliere criteri assoluti di posizione e il nostro sistema
planetario non può essere di conseguenza il centro del cosmo, che in quanto infinito non
può avere alcun centro. Bruno aveva difeso la teoria copernicana anche se solo da un
punto di vista filosofico, mentre Galileo Galilei la sostenne con le sue osservazioni
scientifiche.
Ancora nel 1600, il fisico inglese William Gilbert, medico personale della regina
Elisabetta I, fervente oppositore dell’aristotelismo e della Scolastica, pubblica il
trattato De Magnete che contiene la scoperta del magnetismo terrestre e, insieme, una
serie di riflessioni sulla struttura dell’universo che rispecchiano decisamente le idee di
Bruno. Trent’anni dopo la sua morte fu pubblicata un’altra sua opera, De mundo nostro
sublunari philosophia nova, in cui effettivamente, citando Bruno, espone la sua teoria
sulle stelle, sostenendo che esse sono poste a distanze differenti dal sistema solare e
non infisse sulla superficie di una delle “sfere aristoteliche”; inoltre, che le stelle sono a
loro volta al centro di altri sistemi planetari.
In Francia Pierre Gassendi, sacerdote, filosofo, astronomo e matematico, ritiene che
l’unico fondamento dell’attività conoscitiva sia rappresentato dall’empirismo puro,
avulso da qualsiasi commistione con la logica e con il principio deduttivo.
La rivoluzione scientifica di quest’epoca presto influenza anche scrittori,
poeti e letterati.
L’abbandono delle certezze fino ad allora considerate infallibili porta alla coscienza
della instabilità del reale, della relatività degli eventi e dei rapporti tra le cose. L’uomo
– come la Terra – non è più al centro del creato. Ha scritto il critico Giovanni Getto:
«La civiltà barocca al contrario non ha una sua fede e una sua certezza […]. La sua
unica certezza è nella coscienza dell’incertezza di tutte le cose, dell’instabilità del
reale, delle ingannevoli parvenze, della relatività dei rapporti tra le cose». 1
Il filosofo e scrittore francese Savinien Cyrano de Bergerac (al quale due secoli
dopo si sarebbe ispirato Edmond Rostand nel suo Cyrano), autore di romanzi fantastici
e surreali (per l’epoca), scriveva infatti nell’opera Histoire comique des États et
Empires de la Lune (Storia comica degli Stati e degli Imperi della Luna): «Aggiungete a
tutto ciò l’orgoglio insopportabile degli uomini che sono convinti che la natura non sia