Page 515 - Galileo. Scienziato e umanista.
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latino, un brano dal trattato (rivisto) sul moto di Galileo. È un
                libro  davvero  eccellente,  pieno  di  teoremi  ingegnosi,  un  testo

                fondamentale  per  gli  studiosi  di  meccanica,  ma  anche  noioso,
                ripetitivo  e  soprattutto  inefficace,  a  causa  della  fedeltà  di

                Galileo  allo  stile  antico  della  presentazione  geometrica.  Quel
                poco di vita che ha gli viene dato dagli interventi in italiano con

                cui  Sagredo  o  Simplicio  interrompono  la  lettura,  chiedendo

                spiegazioni piú complete. Il primo a intervenire è Sagredo: non
                gli  piace  la  definizione  galileiana  di  moto  uniformemente

                accelerato  come  «quello  che,  a  partire  dalla  quiete,  in  tempi
                uguali  acquista  uguali  momenti  di  velocità».  Solleva  due

                obiezioni: poiché il tempo è divisibile indefinitamente, un corpo
                che  cade  deve  necessariamente  attraversare  tutti  i  gradi  di

                lentezza prima di raggiungere una qualsiasi velocità percepibile;
                e la proposizione secondo cui la velocità aumenta in rapporto

                alla  distanza  percorsa  durante  la  caduta  funzionerebbe
                altrettanto bene della definizione di Galileo, se non addirittura

                meglio. Salviati risponde che anche lui ha avuto dei problemi
                con  queste  difficoltà,  cosí  come  li  ebbe  anche  l’Accademico:

                con un po’ di attenzione, tuttavia, tali problemi svaniscono. Un
                corpo in caduta attraversa tutti i gradi di lentezza, ma non passa

                nessun  tempo  finito  in  alcuno  di  essi;  e  un  oggetto  la  cui

                velocità aumenta con la distanza dovrebbe coprire un qualunque
                spazio  dato  nel  medesimo  tempo.  Da  ciò  Salviati  trae  una

                deduzione sociologica: poiché le dimostrazioni di Galileo sono
                cosí  chiare  ed  efficaci,  anche  i  suoi  avversari  le  devono

                comprendere, ma essi le sopprimono «solo per tener bassa nel
                concetto  del  numeroso  e  poco  intelligente  vulgo  l’altrui
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                reputazione» .
                    Salviati  riprende  la  lettura.  L’argomento  trattato  è  noto:  la

                velocità  acquistata  nella  discesa  lungo  un  piano  inclinato
                dipende  dal  dislivello,  non  dalla  pendenza;  gli  intervalli

                consecutivi attraversati in caduta libera a partire da uno stato di
                quiete  crescono  come  numeri  dispari  successivi,  e  di
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