Page 105 - Piergiorgio Odifreddi - Hai vinto, Galileo! La vita, il pensiero, il dibattito su scienza e fede.
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ch’ella  è  una,  poche  o  molte,  né  per  veruna  imaginazione

                      posso separarla da queste condizioni.

                         Ma  ch’ella  debba  essere  bianca  o  rossa,  amara  o  dolce,

                      sonora  o  muta,  di  grato  o  ingrato  odore,  non  sento  farmi

                      forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni


                      necessariamente  accompagnata.  Anzi,  se  i  sensi  non  ci

                      fussero  scorta,  forse  il  discorso  o  l’immaginazione  per  se

                      stessa non v’arriverebbe già mai. Per lo che io vo pensando

                      che  questi  sapori,  odori,  colori,  et  cetera,  per  la  parte  del

                      suggetto nel quale ci par che riseggano, non sieno altro che

                      puri  nomi,  ma  tengano  solamente  lor  residenza  nel  corpo

                      sensitivo, sì che rimosso l’animale, sieno levate ed annichilate

                      tutte queste qualità.




                     E  proprio  con  questo  abbozzo  di  dottrina

                percettiva,  parzialmente  anticipata  dagli  atomisti


                greci  e  compiutamente  sviluppata  dagli  empiristi

                inglesi,  Galileo  attirò  ancora  una  volta  l’attenzione

                del Sant’Uffizio. O meglio, ve l’attirò una denuncia

                anonima  (forse  dello  stesso  padre  Grassi)  che

                sollevava  un  problema  ben  più  centrale,  per  la

                Chiesa cattolica, di quello tutto sommato marginale

                dell’eliocentrismo:




                         Hor se questa filosofia d’accidenti si ammette per vera, mi


                      pare che grandemente difficulti l’esistenza degli accidenti del

                      pane  e  del  vino  che  nel  Santissimo  Sacramento  stanno






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