Page 491 - Galileo Galilei - Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo
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atteso che costituiscono la stella sopra la Luna per molti semidiametri
terrestri. Il primo de’ quali è questo, calcolato sopra l’osservazioni del
Landgravio d’Assia e di Ticone, che sono, anco per concession
dell’autore, de i più esquisiti osservatori: ed in questo primo dichiarerò
l’ordine che tengo nell’investigazione, la qual notizia vi servirà per tutti
gli altri, atteso che vanno con la medesima regola, non variando in altro
che nella quantità del dato, cioè ne i numeri de i gradi dell’altezze polari
e delle elevazioni sopra l’orizonte della stella nuova, della quale si cerca
la distanza dal centro della Terra in proporzione al semidiametro del
globo terrestre; del quale in questo caso niente importa il saper quante
miglia sia, onde il risolver quello e la distanza de’ luoghi dove furon
fatte l’osservazioni, come fa quest’autore, è fatica e tempo gettato via, né
so perché l’abbia fatto, e massime che in ultimo e’ torna a riconvertir le
miglia trovate in semidiametri del globo terrestre.
SIMP. Forse fa questo per ritrovar, con tali misure più piccole e con le
loro frazioni, la distanza della stella determinata sino a 4 dita; perché noi
altri, che non intendiamo le vostre regole aritmetiche, restiamo stupefatti
nel sentir le conclusioni, mentre leggiamo, v. g.: «Adunque la cometa, o
la stella nuova, era lontana dal centro della Terra trecento settantatremila
ottocentosette miglia, e più dugent’undici quattromilanovantasettesimi
373807 211/4097», e sopra que ste tanto precise puntualità, dove si
registrano tali minuzie, formiamo concetto che sia impossibil cosa che
voi, che ne’ vostri calcoli tenete conto d’un dito, poteste in ultimo
ingannarci di 100 miglia.
SALV. Questa vostra ragione e scusa sarebbe accettabile, quando in una
distanza di migliaia di miglia un braccio di più o di meno fusse di gran
rilievo, e quando le supposizioni che noi pigliamo per vere fusser così
certe, che ci assicurassero che noi fussimo per ritrarre in ultimo
un’indubitabil verità: ma qui voi vedete, nelle 12 indagini dell’autore le
lontananze della stella, che da esse si raccolgono, esser differenti l’una
dall’altra (e però lontane dal vero) di molte centinaia e migliaia di
miglia; ora, mentre io sia più che sicuro che quel ch’io cerco deve
necessariamente differir dal giusto di centinaia di miglia, a che proposito
affannarsi nel calcolo, per la gelosia di non ismagliar d’un dito? Ma
venghiamo finalmente all’operazione, la qual io risolvo in tal modo.
Ticone, come si vede nella nota, osservò la stella nell’altezza polare di
gr. 55.58 m. p.; e l’altezza polare del Landgravio fu 51.18 m. p.:
l’altezza della stella nel meridiano, presa da Ticone, fu gr. 27.45 m. p.; il
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