Page 101 - Storia della filosofia moderna. Da Niccolò Cusano a Galileo Galilei.
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a visitare la grotta della sua collega Sibilla. Si racconta che un
giorno, ad Ancona, abbia avuto una delle sue tante
premonizioni: vide un gruppo di monaci attraversare la strada e
s’inginocchiò davanti a uno di loro. Trentasei anni dopo quel
monaco fu eletto Papa: si trattava di Sisto V. Durante la
Rivoluzione francese, infine, la sua tomba venne profanata e si
dice che lo scheletro sia stato trovato con una targhetta tra le
dita dov’era segnata la data esatta della profanazione. Sarà pure
vero, ma io non ci credo.
Scrisse dieci Centurie astrologiche, ciascuna delle quali
composta da cento quartine, in cui profetizzò tutto il
profetizzabile, dagli inizi del Cinquecento fino al 3797. Si tratta
in genere di frasi senza capo né coda. Il successo, però, fu
enorme ed è inutile negarlo: dura ancora oggi. Venne ricevuto a
corte dalla regina Caterina de’ Medici che da quel giorno lo
prese sotto la sua protezione.
Tra le quartine ne ho scelta solo una, la 97 della VI
centuria, quella in cui predice il crollo delle Torri gemelle. Dice
Nostradamus:
A quaranta e cinque gradi il cielo brucerà,
il fuoco si avvicina alla grande città nuova,
in un attimo grande fiammata sparsa esploderà
quando si vedranno i normanni dar prova di sé.
Ebbene: come si fa a dubitare? La «grande città nuova» e i
«quaranta e cinque gradi» non possono essere che New York e
la sua latitudine nord, che è per l’appunto di 40,5 gradi. Avesse
aggiunto anche l’ora e la data esatta (l’11 settembre del 2001
alle ore 15) sarebbe stato perfetto.
L’ultima profezia, infine, riguardò lui stesso. Disse al suo
fedele segretario Chavigny: «Più non mi vedrai al prossimo
levar del sole», e difatti il giorno dopo, il 2 luglio del 1566,
venne trovato morto stecchito nel suo letto.
Non mi si giudichi irriverente, ma continuo a credere che
Nostradamus non abbia mai profetizzato nulla. Il suo altro non è
che il cosiddetto senno di poi, ovvero la capacità di adattare un
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