Page 290 - I templari e il filo segreto di Hiram
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LIBERTA’ E LEGALITA’, nodi di un filo
Libertà e legalità sono un binomio indissolubile e il
fondamento di qualsiasi convivenza civile.
Uno dei grandi problemi di tutte le civiltà umane sta proprio
in questo binomio, impossibile a conseguire totalmente. La crisi
endemica della società contemporanea italiana, ma non soltanto
italiana, non è tanto nella carenza di libertà, quanto in un deficit
di legalità.
Più il senso di legalità è diffuso nell’ambito della popolazione
e più alto è il livello di civiltà, inequivocabilmente. Si può ben
affermare che libertà e legalità siano i pilastri della società e della
civiltà. La libertà è possibile in uno stato carente di legalità,
come allo stesso modo la legalità è possibile in uno stato carente
di libertà (sistemi dittatoriali). Pertanto la semplice mancanza di
uno di questi due presupposti fa zoppa sia lo società che la
civiltà.
Libertà e legalità sono due ideali, due aneliti che si
compenetrano.
La stessa costituzione degli Stati Uniti d’America che
proclama la libertà dell’uomo nel perseguire la propria felicità
mentre getta le basi legislative di una nuova società sganciata da
retaggi medioevali, ma ancorata ad esempi dell’antichità classica,
greci e romani, attesta chiaramente come i “padri fondatori”, in
gran parte massoni, avessero inteso chiaramente quali fossero i
presupposti di una grande civiltà: la libertà e la legalità!
L’uomo libero che si attiene rigorosamente alla legalità è
l’ideale dell’antico vir romanus, come pure è l’ideale del
cittadino nelle democrazie teoriche di Pitagora e Platoniche.
Diversamente è homo, non vir!
Una società omertosa e delinquenziale è la negazione sia della
libertà che della legalità, così pure il grande problema endemico
dell’evasione fiscale è sostanzialmente un problema di grave
carenza di legalità.
L’odio inestinguibile di Catone, campione della legalità,
contro Cesare, è da individuare nella violazione irreparabile della
legalità romana attuata con l’invasione armata della penisola
italiana da parte di Giulio Cesare nel momento in cui varcò il
Rubicone. Catone colse appieno quella violazione della legalità
come preludio per la fine della stessa repubblica e, infatti, da
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