Page 12 - Maschere_Motta
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di significato universale, quando divennero l’espressione comica, satirica o grottesca dei
       difetti e delle debolezze degli uomini.
        È noto che le prime figure comiche che abbiano obbedito alla necessità di indivi¬duarsi
       in tipi fissi distinti sono stati i servi denominati Zanni o Zani. Queste maschere erano, se-
       condo la tradizione originaria, di Bergamo e rappresentavano in forme cari¬caturali il con-
       tadino misero e ignorante di quella regione, di cui parlavano il dialetto. E quasi sicuro che
       la parola Zanni derivi da Giovanni che era appunto, il nome tipico del servo bergamasco; e
       da essi si formarono i nomi di altre maschere come Zan Falopa, Zan Frittata, Zan Piatello,
       Zan Salcizza, etc.
        In un secondo tempo, e sicuramente per le necessità sceniche di contrasto comico, si
       ebbero due tipi distinti di Zanni: il servo furbo o “primo Zanni”, e il servo sciocco o “secondo
       Zanni”.
        Ecco quindi comparire sulla scena Brighella e Arlecchino, le maschere principali della
       Commedia dell’arte; nel loro linguaggio, il bergamasco si mescola con il veneziano, men-
       tre l’originario costume bianco si modifica colorandosi in varie fogge.
        Nel mondo delle maschere, Arlecchino occupa indubbiamente il primo posto. Lo si vuole
       nativo di Bergamo bassa, in accordo con il suo ruolo di “secondo Zanni”. Arlec¬chino, nella
       sua raffigurazione più tradizionale, è il servo balordo e scansafatiche, dagli appetiti ele-
       mentari e insaziati, vittima predestinata delle burle altrui.
        Ma Arlecchino non è soltanto questo: le sue risorse imprevedibili esplodono nei lazzi,
       nelle facezie, nelle sue inarrivabili qualità acrobatiche e musicali, per cui egli è veramente
       “il personaggio più suggestivo, più fantasioso, più mosso, più elastico, in senso fisico e
       morale di tutta la Commedia dell’Arte”. L’abito di Arlecchino è rappezzato di vari colori, ai
       piedi egli trascina delle scarpe scollate, mentre ha calcato in testa un largo feltro con una
       coda di lepre; sul volto porta una mezza maschera di cuoio con folte sopracciglia e mu-
       stacchi di crine, e alla cintura una spatola di legno (il caratteristico batocio) e una borsa (la
       scarsela), eternamente vuota.
        L’altro servo, il “primo Zanni”, è Brighella, il cui nome deriva probabilmente da briga, bri-
       gare, con diretto riferimento al suo carattere. Egli è infatti servo astuto e intrigante, ordi-
       tore di burle e di inganni, onde di frequente è proprio lui il centro motore dell’azio¬ne. La
       tradizione lo fa originario di Bergamo alta, per questo egli ama presentarsi come Brighella
       Cavicchio di vai Brembana. Veste tutto di bianco, ma con filettature verdi, però è anche
       raffigurato con una livrea verde e un mantello e berretto bianchi. A volte porta al fianco
       un pugnale.
        Da questi “due Zanni” sono rampollate in Italia e all’estero molte maschere similari con
       lievi variazioni di carattere e di abito; eccone un breve elenco indicativo: Truffaldi¬no, Ta-
       barrino, Frittellino, Bagattino, Mezzettino, Zaccagnino, Pedrolino, Traccagnino, Bertoli-
       no, Burattino, Flautino e Scapino.
        Nell’area napoletana la maschera più famosa fu Pulcinella, con il suo ampio abito bianco
       e l’alto cappello a cono; personaggio buffonesco che interpretava parti diverse.
        Le altre due maschere fondamentali del teatro italiano sono i vecchi, o padroni, vale a


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