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Le origini delle maschere







                                              e origini delle maschere risalgono fin dalla storia del Teatro greco: infatti per
                                              testimonianza letteraria è accertata una presenza di numerose maschere cor-
                                      L rispondenti ad altrettanti tipi di vecchi, di giovani, di servi, ognuno delimitata
                                      nel ristretto ambito di una caratterizzazione essenziale che ne riflette gli atteggiamenti
                                      esteriori e offre agli spettatori l’indicazione precisa del suo essere e quindi del suo compor-
                                      tamento: il tiranno, la regina, l’indovino, etc.
                                       Ma più che nella solenne rappresentazione di grandi eventi mitici, in cui la tragicità delle
                                      maschere aveva anche un significato ideale, fu so¬prattutto nella commedia, espressione
                                      attuale e pungente della vita sociale del tempo che le maschere si imposero per le infinite
                                      possibilità di caricaturale deformazione della persona umana. E così i costumi degli attori
                                      passarono, dalla iniziale stilizzazione delle vesti dell’epoca, a una precisa funzionalità per
                                      cui nella nuova commedia di Menandro, il cittadino vestiva di rosso, la donna di azzurro, o
                                      giallo, i contadini di pelli con bastone e bisaccia.
                                       Nel teatro latino le maschere compaiono nei primi spettacoli comici ed in partico¬lare
                                      nel mimo e nell’atellana (commedia farsesca propria dell’antica città di Atella, in Campa-
                                      nia: nel mimo troviamo il mimus albus (con l’abito tutto bianco) e il mimus centunculus
                                      (rivestito di toppe variopinte; nell’atellana per la prima volta i personaggi mascherati as-
                                      sunsero ruoli fissi, in corrispondenza ad alcuni tipi di comici tradizionali.
                                       Tra le maschere più note c’erano Pappus, il vecchio babbeo, avaro e libidinoso; Maccus,
                                      ridicolo, stravagante e ghiottone; Bucco, linguacciuto e gran divoratore, raffigurato con
                                      una bocca sproporzionata, e Dossenus, il gobbo malizioso, imbroglione e mangione: tutte
                                      figure di derivazione greca, ma arricchite da quell’italum acetum proprio dell’originaria
                                      civiltà italica, per cui nella loro fervida e sguaiata buffoneria si rifletteva tutto quel mondo
                                      cittadino e campagnolo.
                                       Nel teatro medievale le maschere compaiono per lo più come raffigurazione delle ani-
                                      me dei morti o degli esseri diabolici. Con la Commedia dell’arte, che dalla metà del ‘500
                                      fino a tutto il ‘700 rappresentò il più singolare fenomeno della storia teatrale, na¬scono le
                                      famose maschere del teatro italiano. Secondo l’opinione più accreditata sembra che esse
                                      traggano la loro origine dal teatro buffonesco e popolare delle fiere, dei mercati e dei car-
                                      nevali medievali, impersonando nelle loro caratteristiche lo spirito popolare e certi aspetti
                                      sociali delle diverse regioni italiane. Solo più tardi le maschere giunsero a una tipizzazione


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