Page 7 - Avarizia
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Il tesoro del papa
Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarme
e ruggine consumano e dove ladri scassinano e
rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo,
dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri
non scassinano e non rubano. Perché, dov’è il tuo
tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
MATTEO 6, 19-21
Così Gesù ammoniva i suoi discepoli in cima al monte. Eppure in
duemila anni Santa Romana Chiesa ha spesso interpretato la
parabola a modo suo: ignorandola del tutto. Se il denaro è lo sterco
del diavolo, in Vaticano sembra valere il detto “pecunia non olet”:
nei secoli lingotti e monete d’oro, banconote di ogni valuta,
proprietà immobiliari e titoli bancari sono stati ammucchiati da
preti, vescovi e cardinali in quantità, e oggi il patrimonio ha assunto
proporzioni bibliche.
Chi ha provato a calcolare l’intera ricchezza della Chiesa cattolica
ha inesorabilmente fallito. Diffusa in tutti i paesi del mondo con un
miliardo e duecento milioni di fedeli, a lei fanno capo – secondo i
numeri che l’Annuario pontificio pubblica ogni anno, grazie alle cifre
raccolte ed elaborate dall’ufficio statistico della Santa Sede –
migliaia di arcidiocesi e vescovati: in ordine alfabetico, partendo da
Aachen in Germania (nome tedesco di Aquisgrana) a Zomba, in
Malawi, le “circoscrizioni ecclesiastiche” sparse per il pianeta sono
2966, tra vescovati, sedi metropolitane, prefetture, vicariati e
abbazie, con quasi cinque milioni di persone – elencando suore,
religiosi, diaconi e sacerdoti – impegnate a guidare il gregge di
Gesù.
Ogni “circoscrizione” è proprietaria di chiese e immobili, gestisce
conti e finanziarie, ed è completamente autonoma rispetto al
Vaticano, che non esercita nemmeno controlli se non in casi estremi,
ossia davanti a crac finanziari o spese sospette di cui la Santa Sede