Page 147 - 101 storie di gatti
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                             PUMA, CHE VOLEVA IL


                             GUINZAGLIO






          Carlo era nato in una famiglia siciliana e aveva sentito tante volte da ragazzo le

          sue anziane zie raccontare che i gatti neri sono magici e proteggono dal malocchio e
          dall’invidia, ed è per questo che si tengono in casa, seguendo il vecchio detto “gatto
          nero amico vero”. Così aveva deciso di tenere in casa quel piccolo batuffolo nero
          che aveva partorito la sua vecchia gatta Nuvoletta. I bambini lo chiamarono Puma, e
          mai nome fu più azzeccato. Divenne un grosso gatto, con enormi occhi gialli, una
          bella coda lunga e zampe robuste. Il suo miglior amico era il cane di casa, Charlie,

          che con lui condivideva giochi, cibo e lunghe dormite sul divano. Quando Carlo, o
          un altro familiare usciva con il cane, Puma correva sul terrazzo e dall’alto li
          guardava ansioso finché non tornavano. Una sera il gatto riuscì a infilarsi dentro
          l’ascensore e Carlo decise di provare a portarlo con Charlie per la passeggiatina
          serale. Da quel giorno Puma non volle più saperne di restare a casa: voleva uscire
          anche lui e anche lui voleva il guinzaglio.

              Così stava sempre sul chi vive, per paura che lo lasciassero nell’appartamento,
          invece di portarlo con loro. Aveva preso l’abitudine di dormire con il guinzaglio
          accanto e di portarlo in bocca in giro per la casa, in modo da farsi trovare pronto a
          uscire con Carlo e il suo amico Charlie. Anzi il fatto che Puma volesse a tutti i costi
          il guinzaglio era diventata una curiosità per la casa e per i vicini: Carlo ne andò a
          comprare uno rosso e fino, molto adatto a lui e del quale il gatto andava assai fiero.
          E l’uscita serale di Carlo con i due al guinzaglio divenne una particolarità del

          quartiere: qualcuno si mise anche a fotografarli, tanto erano accattivanti e simpatici,
          smentendo l’antica storia che cani e gatti fanno baruffa.
              Ma Puma non solo prese l’abitudine di uscire con Charlie, presto cominciò a
          svignarsela anche da solo; scappava per le scale appena qualcuno apriva la porta e
          tornava verso sera. Se non trovava il portone aperto miagolava così forte che un
          familiare doveva scendere in cortile a prenderlo. Aveva circa tre anni, quando

          scelse la libertà. Scappò via dalla casa delle vacanze dove ogni anno Carlo
          trasferiva la famiglia; aveva visto i preparativi per tornare a Roma e sparì. Lui non
          voleva ripartire! Così Carlo capì che sarebbe tornato in città solo con Nuvoletta e il
          vecchio Charlie.
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