Page 189 - Dizionario italiano-cane e cane-italiano
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ducia -, la punizione negativa non ha queste controindicazioni e non fa vivere il part-
            ner umano come elemento da cui può arrivare qualcosa di spiacevole.


               Inoltre la punizione negativa non sollecita le emozioni negative (paura, disgusto,
            allerta) che andrebbero a marcare in modo inadeguato il rapporto tra il cane e il mon-
            do.
               Non dobbiamo poi dimenticare che la somministrazione di eventi spiacevoli può
            avere un'escalation per cui all'inizio la persona urla, poi minaccia, quindi usa il gior-
            nale o le ciabatte per poi passare alle mani, quando non addirittura ad altri oggetti.
               Va sottolineato un punto: la mano dell'uomo deve sempre essere associata a eventi
            piacevoli e gli esercizi di louring (segui il movimento della mano) hanno proprio que-
            sto scopo. Utilizzare la mano per picchiare, anche solo una volta, compromette in
            modo grave il nostro lavoro: non si deve mai picchiare il cane né usare le mani nem-
            meno per minacciare.
               La punizione positiva è sempre da evitare anche quando non è basata sulla violen-
            za fisica, per esempio nel provocare:
               • Paura attraverso un rumore improvviso, un urlo, un comportamento minaccioso.
               • Disgusto attraverso odori fastidiosi come l'alcool o sapori speziati, per esempio il
            pepe.
               • Allerta o ansia attraverso situazioni conflittuali.
               Anche l'utilizzo del «no» secco a scopo inibitivo è sconsigliabile. Le persone usano
            il «no» anche troppo spesso e non è il caso di incentivarne un utilizzo in stile minac-
            cioso. L'uso del «no» va disciplinato partendo dal presupposto che inevitabilmente le
            persone ne esagerano l'espressione: a tale riguardo è utile trasformare il «no» da
            evento punitivo a evento di ingaggio, con il significato di «Guardami». Per fare que-
            sto è necessario utilizzare il «no» in modo dolce -come se fosse un richiamo - e co-
            struito in modo tale da gratificare lo sguardo del cane («Tutte le volte che al "no" ti
            volti verso di me, ti premio con un bocconcino»). A questo punto il «no» assume un
            significato di ingaggio - «Guarda me che arriva qualcosa di bello» - e perde la valen-
            za inibitiva. In altre parole, il «no» gratificato trasforma il «no» da inibizione («Non
            fare») ad alternativa interessante («Guardami») .
               Infine, occorre ricordare che la punizione positiva si presta a essere comminata an-
            che come modo per sfogare il proprio nervosismo, con il rischio di essere incoerente.
            Ogni intervento regolativo del comportamento, pertanto anche quello inibitivo, ri-
            chiede una grande coerenza perché solo cosi il cane può apprendere che quell'espres-
            sione o quello stile sono da evitare, altrimenti non valuterà il comportamento bensì
            l'umore del partner umano.


               Molto più utile la punizione negativa, che si basa sul togliere qualcosa di piacevo-
            le, per esempio interrompere un'attività di gioco, voltarsi e sospendere l'interazione

            con il cane, guardare da un'altra parte e non dare attenzione. La punizione negativa è
            molto più efficace e non crea problemi nel cane, ma richiede un maggiore impegno
            da parte del partner umano perché non è facile togliere l'attenzione.
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