Page 31 - Myricae
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Giovanni Pascoli - Myricae

                                        Già m’accoglieva in quelle ore bruciate  25
                                        sotto ombrello di trine una mimosa,
                                        che fioria la mia casa ai dì d’estate
                                        co’ suoi pennacchi di color di rosa;
                                        e s’abbracciava per lo sgretolato
                                        muro un folto rosaio a un gelsomino;   30
                                        guardava il tutto un pioppo alto e slanciato,
                                        chiassoso a giorni come un biricchino.

                                        Era il mio nido: dove immobilmente,
                                        io galoppava con Guidon Selvaggio
                                        e con Astolfo; o mi vedea presente     35
                                        l’imperatore nell’eremitaggio.

                                        E mentre aereo mi poneva in via
                                        con l’ippogrifo pel sognato alone,
                                        o risonava nella stanza mia
                                        muta il dettare di Napoleone;          40

                                        udia tra i fieni allor allor falciati
                                        da’ grilli il verso che perpetuo trema,
                                        udiva dalle rane dei fossati
                                        un lungo interminabile poema.

                                        E lunghi, e interminati, erano quelli  45
                                        ch’io meditai, mirabili a sognare:
                                        stormir di frondi, cinguettio d’uccelli,
                                        risa di donne, strepito di mare.

                                        Ma da quel nido, rondini tardive,
                                        tutti tutti migrammo un giorno nero;   50
                                        io, la mia patria or è dove si vive:
                                        gli altri son poco lungi; in cimitero.

                                        Così più non verrò per la calura


                                                                                     23
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