Page 109 - Myricae
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Giovanni Pascoli - Myricae
CAMPANE A SERA
Odi, sorella, come note al core
quelle nel vespro tinnule campane
empiono l’aria quasi di sonore
grida lontane?
A quel tumulto aereo risponde 5
dal cuore un fioco scampanìo, sì lieve,
come stormeggi, dietro macchie fonde,
candida pieve.
Forse una pieve ne’ cilestri monti
la sagra annunzia ad ogni casolare, 10
onde si fece a’ placidi tramonti
lungo parlare;
ed or, sospeso il ticchettio dell’ago,
guardano donne verso la marina,
seguendo un fiocco di bambagia, vago, 15
che vi s’ostina.
Grandi occhi, sotto grandi archi di ciglia,
guardano il cielo, empiendosi di raggi,
là dove l’aria allumina vermiglia
boschi di faggi. 20
Voci soavi, voi tinnite a festa
da così strana e cupa lontananza,
che là si trova il desiderio, e resta
qua la speranza.
Io mi rivedo in un branchetto arguto 25
di biondi eguali su per l’Appennino
opaco d’elci: o snelle, vi saluto,
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