Page 92 - Lezioni di Letteratura Italiana
P. 92
LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
zione riguarda la personificazione del vento in un Dio. Il se-
condo esempio è pure di Virgilio (Eneide, III, 94…) quando fa par-
lare Febo ai Troiani. Il terzo è di Luciano, che si rivolge a Ce-
sare nella invocazione, onde si apre il suo poema (Pharsalia, I,
44…) Il quarto è di Orazio, che però lo ha tradotto da Omero, per-
ciò diviene un esempio anche di Omero. Qui Orazio parla della
Musa, sua scienza, traducendo i primi due versi dell’Odis-
sea. (Epistula ad Pisones, 141) Il quinto è di Ovidio, il quale
nel suo poemetto – Remedia Amoris – personifica Amore at-
tribuendogli facoltà di persona umana. Questi cinque esem-
pi sono esempi di personificazione; ma con questo Dante non
ha voluto solo dire che il poeta volgare può adoperare dei tro-
pi come i poeti antichi, ma che li deve adoperare - non senza
ragione alcuna ma con ragione, la quale poi sia possibile ad
aprire per prosa – (25° V.N.) In somma il dicitore volgare può
adoperare i tropi e i colori rettorici, ma però in cosa che abbia un
senso sotto; non in qualunque diceria d’amore.
E conclude il capitolo 25° così: «E acciò che non ne pigli alcuna
baldanza persona grossa, (ma perché questi materialoni non
ne pigliano baldanza di fare poesia anche loro) dico né li poeti
parlano così senza ragione, né quelli che rimano deono parlare così,
non avendo alcuno ragionamento in loro di quello che dicono;
(uno che fa una diceria d’amore non si deve arrischiar a
fare tropi degni solo dei grandi poeti, perché se non c’è un sen-
so riposto è uno sciupare istrumenti nobilissimi per niente) pe-
rò che grande vergogna sarebbe a colui che rimasse cosa sotto ve-
sta di figura o di colore rettorico, e domandato non sapesse denuda-
re le sue parole da cotale vesta in guisa che avessero verace intendi-
mento. E questo mio primo amico (Guido Cavalcanti)
ed io ne sapemo bene di quelli che così rimano stoltamen-
te.»
Tre principi ha esposto Dante:
1° Non si può rimare che d’amore: cioè, fate magari
dei trattati di teologia o di filosofia in versi, ma date loro for-
ma di poesia d’amore; perché egli assegna alla poesia que-
45.
109