Page 84 - Lezioni di Letteratura Italiana
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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



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                          Credo più opportuno, in questo scorcio dell’anno, di fare qual-
                    che episodio della “Divina Commedia„: a ciò mi procurerò d’introdur-
                    mi oggi continuando non l’esposizione della canzone, che spiegammo
                    l’altra volta, ma una ragione che dalla canzone deriva. Quest’altr’anno,
                    che le scuole cominceranno, come dovrebbero cominciare tutte le cose,
                    da principio, faremo un corso regolare come quest’anno non si può fare.
                    Ora la canzone di cui esposi la stanza (2 ) importantissima per la storia
                                                     a
                    del pensiero e della vita di Dante, è introdotta nella V. N. da queste pa-
                    role, che si trovano alla fine del capitolo 18° «E però proposi di prende-
                    re per materia del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di que-
                    sta gentilissima; e pensando a ciò molto, pareami avere impresa troppa
                    alta matera quanto a me, sì che non ardia di cominciare, e così dimorai
                    alquanti dì con desiderio di dire e con paura di cominciare».
                    Senza far lunghi discorsi, la materia del parlare, che deve essere esclu-
                    sivamente la lode di Beatrice, noi la interpretiamo nel senso allegorico
                    per scrivere di Sapienza, ossia filosofare, filosofare in versi perché que-
                    sto parlare, questo dire è un parlare e un dire in versi. Dante intraprende
                    a parlare di Beatrice. Vedete la solennità di Dante? «Dimorai alquanti
                    dì con desiderio di dire e con paura di cominciare». E questo giova ri-
                    cordare per quello che verrà più innanzi.
                    «Avvenne poi che, passando io per un cammino, lungo lo quale sen
                    gìa un rivo chiaro molto, a me giunse, tanta volontà di dire, che io in-
                    cominciai a pensare lo modo ch’io tenesse, e pensai che parlare di lei
                    non si convenia che io facesse, se io non parlassi a donne in secon-



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