Page 80 - Lezioni di Letteratura Italiana
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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    si divide in quattro: ne[’] la prima dico a cu’io dicer voglio de la mia
                    donna, e perché io voglio dire; ne la seconda dico quale me pare ave-
                    re a me stesso quand’io penso lo suo valore, e come direi s’io non per-
                    dessi l’ardimento; ne la terza dico come credo dire; acciò ch’io non
                    sia impedito da viltà; ne la quarta ridicendo anche a cui ne inten-
                    dea dire; dico la cagione perché dico a loro. – Proemio in cui c’è po-
                    co da commentare. Importantissima, capitalissima è la seconda stanza


                    Angelo clama il divino intelletto  Solo pietà nostra parte difende;
                    E dice: «Sire, nel mondo si vede  Ché parla Dio, che di madonna intende:
                    Meraviglia ne l’atto, che procede  «Diletti miei, or sofferite in pace,
                    D’un’anima, che infin quassù risplende».  Che vostra spem[n]e sia quanto mi  piace
                    Lo cielo, che non ha altro difetto   Là, dov’è alcun che perder lei s’attende,
                    Che d’aver lei, al suo Segnor la chiede,  E che dirà ne lo inferno:– o malnati,
                    E ciascun santo ne grida merzede [.]  Io vidi la speranza de’ beati.–


                    Un po’ difficile a capire è questa stanza, ed è d’importanza capitale per-
                    ché D. giovanetto di 24 o 25 anni pare avesse già in mente la Divina
                    Commedia perché le ultime parole danno a conoscere che egli aveva in-
                    tenzione d’andare all’Inferno, in un componimento poetico non real-
                    mente, e la interpretazione giusta che avranno ora farà vedere che si trat-
                    ta proprio di un personaggio che va in Inferno transitoriamente perché
                    esso, ha visto la Speranza e perciò è salvo. Il Casini porta la lezione ... il
                    divino ecc - Altri scrive: in ecc. - noi seguiremo, anche nel resto, il Casi-
                    ni._ Angelo è molto probabilmente collettivo per angeli; anche G. G. ha
                    un singolare per un plurale ... in la intelligenza de lo Cielo - invece di an-
                    geli. «Sire nel mondo si vede ecc» (O Signore in terra si vede una mera-
                    viglia effettiva procedente da un’anima che fa giungere la sua luce fino in
                    Cielo) Abbiamo qui la stessa scena che troviamo nella canzone di G. G..
                    Dante va dietro a G. G. e va in Cielo, ma qui è più mossa la scena. - Lo
                    Cielo, ecc versi 6-8. Cioè: gli angeli e i santi, alla compiuta beatitudine
                    dei quali non manca nulla fuor che Beatrice, la domandano per grazia al
                    loro Signore. C’è però la pietà che difende la nostra parte (verso 8°), la
                    parte degli uomini che hanno fra loro B. Qui bisogna, per forza, entrare
                    nella filosofia di D. La pietà è la sola virtù teologica che sia in Paradiso:
                    non c’è la fede (argomento di cose non parventi): avanti la realtà non
                    c’è fede; non c’è la speranza perché chi vede non ha bisogno di spera-

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