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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                                     LEZIONE QUARTA


                    (Commento alla 4  e 6  stanza della canzone di G. Guinizelli, omesso nella 2  lezione)
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                    «Fere lo sole il fango tutto il giorno: ecc» Come il sole ferisce il fango,
                    che resta sempre fango, così succede delle persone che si credono nobili
                    perché la gentilezza è stata loro lasciata dai loro maggiori.
                    – Torno – dice il Federzoni che significa divento; pure è anche qualcosa
                    meno (a me pare) di essere per abitudine, cioè sono; nel toscano e nel sici-
                    liano, invece, significa girare. – Lui sembra ‘l fango – io, assomiglio lui
                    al fango. – Om – è l’on francese e si traduce col si.
                    Mi piacciono più  fede e  rede che  fe' e  re adoperati in altre lezioni.
                    Rede, plurale di reda, è apocope di erede; e male leggono e interpre-
                    tano alcuni che adottarono la lezione re, poiché come avvisa il Casi-
                    ni, questo accenno all’autorità regia non avrebbe che fare col ragiona-
                    mento del poeta. – Coraggio significa core con suffisso provenzale. –
                    Il paragone: Com’ acqua porta raggio, ecc. (verso magnifico) non è i-
                    dentico a quello provenzale del raggio che attraversa il vetro, perché, nel
                    primo caso, il poeta vuol significare che il raggio si vede, sì riflesso come-
                    se fosse nell’acqua, ma in realtà rimane nel Cielo colle stelle che lo
                    producono.
                          Interpretando l’ultima strofa, io differisco dalle altre interpre-
                    tazioni nel punto, che rappresenta l’anima di G. G. a faccia a faccia con
                    Dio, perché la frase: «Lo Ciel passasti e fino a me venisti,» non è u-
                    na movenza speciale di Guido, ma si trova nella poesia pro-
                    venzale.
                          Dio dirà: Con le tue considerazioni, co’ tuoi paragoni hai pas-
                    sato  il Cielo  e  sei  venuto  fino  a  me a  proposito  di  un  tuo  vano a-
                    more terreno, e hai preso me Dio per, sembianti, per assomigliare il tuo a-
                    more. – E il poeta risponde: – Sono scusabile perché questa don-
                    na rassomigliava a un angelo.
                          Bella e arditamente lirica l’ultima stanza.

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