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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    Perciò se mai criticheremo qualche cosa nel “Sabato„ non ci si deve
                    trattare da irriverenti.
                          Tutto il senso della poesia è in quel cotesta (cotesta età fiorita…):
                    il sabato, non la domenica, l’aspettazione non la realtà. – Non mi vo-
                    glio spiegar di più, dice al garzoncello, ma se tarda a venire, la tua festa,
                    non ti sia grave (non ti dispiaccia) Qual è questa festa? – Quando sa-
                    rò grande – (dicono i ragazzi). – Non gli si fa il sopracciò e il pedante
                    addosso al Leopardi, ma si fa per rispetto alla storia e allo stile del Leo-
                    pardi stesso; perciò notiamo: donzelletta, crine, romore, riede, face, an-
                    che l’opra, e, se si vuole, anche garzoncello, e si può andare anche più in
                    là. Queste parole sanno un pochino, non voglio dire d’affettato, ma di
                    scelto, di non comune, di non proprio.
                          Donzelletta, sa di arcadia, ed è impropria perché non vuol dire
                    contadinella: non credo poi che in Recanati fosse in uso questa paro-
                    la di altri tempi: è piuttosto un uso del Leopardi perché si trova anche
                    nella “Vita solitaria„ . –
                    “...; e reca in mano
                    Un mazzolin di rose e di viole.„

                          Un tempo ci sono stato a Recanati: ci capitai un sabato sera e vi-
                    di molte delle cose proprio come le racconta il Leopardi, ma non vidi
                    però le ragazze che venivano col fascio dell’erba, perché non era prima-
                    vera inoltrata da esservi.
                          Mi sarebbe piaciuto, invece di rose e viole, quello che portano
                    veramente le contadinelle secondo la stagione.
                    Rose e viole in mano ad esse non credo. Intanto quando cominciano i
                    fasci dell’erba siano in primavera e abbiamo le ultime viole.
                          La donzelletta, e, subito dopo, la  vecchierella: la cosa è tan-
                    to naturale che me ne sono accorto solo adesso di questo, forse vo-
                    luto, contrasto. Il poeta deve lasciar immaginar certi contrasti. È un
                    ravvicinamento, che può parer cercato ed è invece naturalissimo.
                    Il Leopardi vuol far vedere che le bellurie, gli adornamenti sono

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