Page 54 - Lezioni di Letteratura Italiana
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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
no le loro impressioni. – Siccome la verità sta nel mezzo c’è caso di
accordarsi.
Ma torniamo al nostro scrittore. Il primo tema è una satira ai no-
vissimi arcadi.– : – E io voglio imparare a vivere, dalle acque; il
mio cuore è morbido come un burro e mai la madre natura non lo
tocca, senza che vi lasci le sue ditate. Io non direi – come un bur-
ro – che rivela subito la caricatura; mi riferirei, più tosto, alle ar-
ti plastiche e direi argilla pronta ad essere modellata dall’ artefice.
Ogni tanto la satira si fa vedere: – O cuore, o cuore senti! – mi
sa troppo di caricato. Questo scrittore fa bene ad avere antipatico
questo modo di scrivere, e lo riprova perché è di arcadi. Gli arca-
di, per reazione al seicentismo, letteratura acchiappanuvole, piena
di frasi reboanti e di paragoni strampalati, andarono all’ opposto e
introdussero un modo di vivere le cose quasi infantile e primitivo.
Gli scrittori, in certe accademie, che si chiamarono serbatoi, im-
maginarono di essere diventati pastori in questo paese primiti-
vo, che era l’ Arcadia, la quale, per essere tra i monti vicina al ma-
re, presso gli antichi era in concetto di qualche cosa di puro. Gli
imitatori, poi, cioè quelli che si mettevano nella posizione di Ar-
cadi, di selvaggi, di primitivi, erano raffinati: quindi una grottesca
contraddizione fra la loro vita, i loro pensieri e quello che scrive-
vano. Cardinali, prelati, conti, marchesi; indossavano per l’ occa-
sione la pelle del pastore e scrivevano gracili canzonette e prosette
di chicche di cioccolato. – In questa imitazione satirica di questo
stile che sarebbe nuovissimo, di questi giorni, non c’è l’Arcadia nel
senso di pastorelleria e il nome di arcadi è applicato nel senso che
si adopera un linguaggio non sincero. Arcadia quindi in generale,
può significare ciò che è falsità, ciò che è discordanza fra lo scrit-
tore e l’ uomo. Oltre l’Arcadia, nel senso di non sincerità, in que-
sto stile c’è anche un altro difetto, (veramente abbondanza) quello
che lo scrittore non si propone il vero fine che si deve proporre lo
scrittore. Il Marini [o], che è un seicentista, diceva che il fine del-
lo scrittore è la meraviglia, e – chi non sa meravigliarsi vada alla
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