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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    no le loro impressioni. – Siccome la verità sta nel mezzo c’è caso di
                    accordarsi.
                    Ma torniamo al nostro scrittore. Il primo tema è una satira ai no-
                    vissimi arcadi.– : – E io voglio imparare a vivere, dalle acque; il
                    mio cuore è morbido come un burro e mai la madre natura non lo
                    tocca, senza che vi lasci le sue ditate. Io non direi – come un bur-
                    ro – che rivela subito la caricatura; mi riferirei, più tosto, alle ar-
                    ti plastiche e direi argilla pronta ad essere modellata dall’ artefice.
                    Ogni tanto la satira si fa vedere: – O cuore, o cuore senti! – mi
                    sa troppo di caricato. Questo scrittore fa bene ad avere antipatico
                    questo modo di scrivere, e lo riprova perché è di arcadi. Gli arca-
                    di, per reazione al seicentismo, letteratura acchiappanuvole, piena
                    di frasi reboanti e di paragoni strampalati, andarono all’ opposto e
                    introdussero un modo di vivere le cose quasi infantile e primitivo.
                    Gli scrittori, in certe accademie, che si chiamarono serbatoi, im-
                    maginarono di essere diventati pastori in questo paese primiti-
                    vo, che era l’ Arcadia, la quale, per essere tra i monti vicina al ma-
                    re, presso gli antichi era in concetto di qualche cosa di puro. Gli
                    imitatori, poi, cioè quelli che si mettevano nella posizione di Ar-
                    cadi, di selvaggi, di primitivi, erano raffinati: quindi una grottesca
                    contraddizione fra la loro vita, i loro pensieri e quello che scrive-
                    vano. Cardinali, prelati, conti, marchesi; indossavano per l’ occa-
                    sione la pelle del pastore e scrivevano gracili canzonette e prosette
                    di chicche di cioccolato. – In questa imitazione satirica di questo
                    stile che sarebbe nuovissimo, di questi giorni, non c’è l’Arcadia nel
                    senso di pastorelleria e il nome di arcadi è applicato nel senso che
                    si adopera un linguaggio non sincero. Arcadia quindi in generale,
                    può significare ciò che è falsità, ciò che è discordanza fra lo scrit-
                    tore e l’ uomo. Oltre l’Arcadia, nel senso di non sincerità, in que-
                    sto stile c’è anche un altro difetto, (veramente abbondanza) quello
                    che lo scrittore non si propone il vero fine che si deve proporre lo
                    scrittore. Il Marini [o], che è un seicentista, diceva che il fine del-
                    lo scrittore è la meraviglia, e – chi non sa meravigliarsi vada alla



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