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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    ha, oltre questo, la “Storia della Lett  Ital ”. Molto e ben disposto e con som-
                                               ra
                                                   na
                    ma diligenza nelle date, possono anche trovare nel “Manuale” dell’ Ambroso-
                    li rifatto dal D’Ancona e dal Bacci). Questa è la scuola provenzaleggiante.
                    Per arrivare alla scuola del dolce stil nuovo ci sarà stato qualche cosa
                    d’intermedio: questo qualche cosa è dato da G. G. e dalla “Scuola bo-
                    lognese,,. Nella sua opera poetico-amorosa i paragoni ci sono, ma ri-
                    cavati con novità da lui stesso e da altre canzoni. Noi, però, possiamo
                    togliere novità a questa canzone a mano a mano che la studiamo e la
                    svolgiamo. P.e. il sole e le stelle che servivano molto al Barbazieu ci so-
                    no anche qui, c’è anche la calamita non ostante che non sia nel solito
                    ufficio di attirare. La canzone che noi leggeremo e discretamente com-
                    menteremo è di 6 stanze ognuna di 10 versi. È composta di endecasil-
                    labi e settenari; qualche volta nelle canzoni invece di settenari abbiamo
                    dei quinari, e qualche volta le rime al mezzo. La stanza della canzone
                    in generale si divide in due parti naturalmente diseguali. Se la prima
                    parte è indivisibile si chiama fronte, se è divisibile in due o magari tre
                    parti uguali ciascuna di queste parti si chiama piede o coda. La secon-
                    da parte si chiama sirima se è indivisa se invece si divide allora le singo-
                    le parti si chiamano volte, e non pare possano essere più di due. Queste
                    sono le teoriche di Dante. Ora con la lettura si vedrà meglio. Avremo
                    cura di leggere tre canzoni, una per ciascuno dei tre generi, secondo
                    anche il metro, perché può essere divisa la fronte e non la sirima o la
                    sirima e non la fronte o divisa fronte e sirima. Potrebbe ricorrere alla
                    mente un altro genere: quello in cui fossero indivise fronte e sirima; ma
                    Dante dice che canzoni di questo genere non esistono. Nel commento
                    della canzone di G. G. seguo la lezione e l’interpretazione di Giovan-
                    ni Federzoni, che, tanto in questioni di poesia antica, quanto di tecni-
                    ca e metri, ha un’autorità ormai riconosciuta in Italia. Mi scosto solo,
                    nell’interpretazione, in un punto in cui sono preceduto, non dai com-
                    mentatori comuni, ma da una notarella del Gaspary. Nella canzone di
                    G. G. la stanza ha la fronte costituita dai primi quattro versi. Sono en-
                    decasillabi, rimati alternativamente. Lo schema è AB AB primo e se-
                    condo piede. La sirima non è divisibile quindi si chiama propriamente
                    sirima (e non volta) e si compone di 6 versi. Checché sia delle teoriche


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