Page 38 - Lezioni di Letteratura Italiana
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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    Non si faceva altro che prendere dei motivi, dei versi, una poesia inte-
                    ra e ridurla in un italiano dubbio, e, secondo i dialetti, con molti pro-
                    vincialismi. Non si può dire che questa canzone esca addirittura dalla
                    Scuola Provenzaleggiante, che se ne tolga via distintamente, di un trat-
                    to netto. È certo però che tutto quello che c’era di cattivo nei proven-
                    zaleggianti, viene migliorato nella canzone di G. G. L’amore, presso i
                    trovatori provenzali e presso i loro imitatori italiani, è noto che era un
                    essere astratto a cui parlavano, che lodavano, di cui si lagnavano. Na-
                    sce da questo amore ogni virtù: questi sono tutti luoghi comuni della
                    poesia provenzale – L’amore fa prode l’uomo vile, savio lo stolto, lar-
                    go l’avaro. Per esempio, in una poesia di Bonaggiunta da Lucca si leg-
                    ge: – Che amore ha in sé vertode – Del vil uomo face prode, - S’egli è vil-
                    lano, in cortesia lo muta – Di scarso largo a divenir lo aiuta. – Un verso
                    di Ser Pace dice: – Amore dona coraggio e ardimento. – Si rimprovera
                    l’amore dei patimenti che il poeta ne ha; però, per un giochetto molto
                    semplice, altri poeti, magari gli stessi, dicono che non è giusto rimpro-
                    verare all’amore i suoi tormenti. «A te, medesimo un richiamo, Amore,
                    – Di  te, se ’nver di me fai fallimento; – Chiamar mi fai madonna di buon
                    cuore – E ’l meo servire è contro ‘l suo talento.» «Blasmomi dell’Amore
                    – Che mi dona ardimento - d’amar sì alta amanza» dice un altro po-
                    eta. Argomento prediletto della poesia provenzale e provenzaleggian-
                    te è la ricerca dell’essenza dell’amore, del suo nascimento e dell’affetto
                    di esso sull’uomo. La canzone di G. G. tratta appunto di questo argo-
                    mento. Anche Guido delle Colonne ne parla: «Amore è uno spirito
                    d’ardore – Che non si può vedere; – Ma sol per li sospire – Si fa senti-
                    re a quello ch’è amadore.» Ancora: il vedere fa nascere l’amore, il pia-
                    cere lo fa fermare dolci pensieri lo nutricano. Questa, diciamo, teoria
                    amorosa, si trova in molti. «Ma lo fin piacimento. – Di cui l’amore di-
                    scende – Solo vista lo prende, – Ed il cor lo nodrisce.» oppure «Amo-
                    re è un desio, che vien dal cuore – Per l’abbondanza di gran piacimento,
                    – E gli occhi in prima generan l’amore, – E lo core li dà nutricamen-

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