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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    derei quasi a una […] affatto strano: balbettavano tutti e […], due ti-
                    midi, e non si sarebbero per cosa […], presentati in pubblico: da ciò, in
                    ispecie, deduce il […] la loro degenerazione. C’è in questo brano una
                    specie di inconscia ripetizione in tutt’altro tono, in tutt’altro sogget-
                    to di Virgilio. La notte in cui fu presa Ilio (Troia), rassomigliava alla
                    notte in cui gli sposi andavano da D. Abbondio, e i bravi nella casa di
                    Lucia per rapirla; anche pel particolare della luna: Ilio, infatti, fu pre-
                    sa nel plenilunio: è un particolare che un poeta come il Manzoni non
                    ignorava certo. In tutto il libro in cui Virgilio racconta l’ultima notte
                    d’ Ilio, ora c’è ora non c’è questa luna, il Manzoni, invece, la fa apparire
                    improvvisa. Io non credo a un oblio del Manzoni, perché credo che tut-
                    ta questa notte degli imbrogli l’abbia vissuta nella sua Brianza – Quan-
                    do c’è il plenilunio la luna sorge quando il sole cade; quindi se si è fra i
                    monti, vi possono essere tenebre fitte rotte dalla luna; però qualche co-
                    sa poteva farci avvertir prima, il Manzoni perché non è così improvvisa
                    la luna: c’è la luna crepuscolare. Ma potrebbe darsi che la conformazio-
                    ne dei monti, del Resegone specialmente, là in Brianza, sia tale da far-
                    ci apparire a un tratto la luna. Questo potrebbe giustificare l’era il più
                    bel chiaro di luna – Questa descrizione così parca e così perfetta, che….
                    dopo lo sgomento, ha un fascino indescrivibile. Il fascino della realtà de-
                    scrittiva era ciò che in Italia mancava, e il Manzoni lo ha messo. – Ton,
                    ton, ton, ton… – Di queste onomatopee non bisogna farne abuso – Ma
                    bisogna notare che nella letteratura e nei poemi italiani si è avuto sem-
                    pre troppo rispetto a se medesimi… siamo troppo seri per cascare in si-
                    mili stranezze. O lasciamoci un po [’] andare a quello che fanno i poeti
                    tedeschi e inglesi, a quello che hanno fatto gli stessi Greci e i Latini. Vir-
                    gilio sottolinea col suono i suoi pensieri; Omero rende col suono l’idea.
                    Un anteriore al Manzoni non l’avrebbe mai fatto.


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