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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    d’una scena, apparivano Renzo e Lucia. Don Abbondio vide confusa-
                    mente, poi vide chiaro, si stupì, s’infuriò, pensò, prese una risoluzione…
                    e gettò il tappeto del tavolino sulla testa e sul viso di Lucia… E subi-
                    to, lasciata cader la lucerna, che teneva nell’altra mano, s’aiutò anche
                    con quella a imbacuccarla col tappeto che quasi l’affogava; e intanto
                    gridava con quanto n’aveva in canna: - «Perpetua! Perpetua! Tradi-
                    mento! Aiuto!» Il lucignolo, che moriva sul pavimento, mandava una
                    luce languida e saltellante sopra Lucia, la quale, affatto smarrita, non
                    tentava neppure di svolgersi, e poteva parer una statua abbozzata in
                    creta, sulla quale l’artefice ha gettato un umido panno. – Il lucigno-
                    lo, che moriva sul pavimento, mandava una luce languida e saltellan-
                    te… – Ecco la poesia! Non ha fatto alcun sforzo. Il resto non mi piace:
                    ritarda la chiusa; poi ritengo che nessuno doveva aver visto una statua
                    abbozzata. Brutto il particolare dell’umido panno. Prendiamo a scelta un
                    settecentista o uno scrittore dell’ottocento: uno dei caratteri distintivi
                    che troviamo in esso, che è anche un carattere della prosa accademica, è
                    quello di far precedere l’aggettivo al sostantivo. L’aggettivo posto avan-
                    ti al sostantivo ha una funzione, dopo ne ha un’altra: fioriti prati indica
                    che tutti i prati sono fioriti, prati fioriti che lo sono solo alcuni; quindi un
                    umido panno non va. – L’assediato (Don Abbondio) si fa alla finestra:
                    – Era il più bel chiaro di luna; l’ombra della chiesa, e più in fuori,
                    l’ombra lunga ed acuta del campanile, si stendeva bruna e spiccata sul
                    piano erboso e lucente della piazza. – Quell’era il più bel chiaro di luna,
                    costituisce una specie di antitesi senza che l’autore vi abbia pensato col
                    lucignolo che moriva. Antitesi la pace di fuori, col trambusto di dentro.
                    Quanto al chiaro di luna, avverto che i toscani usano lume di luna: a me
                    però, piace più chiaro. Molti raffronti si potrebbero trovare con Virgi-
                    lio, il poeta che assomiglia di più al Manzoni – Il Manzoni è la seconda
                    incarnazione di Virgilio: è tanto tutto simile la loro anima che io cre-



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