Page 282 - Lezioni di Letteratura Italiana
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Siccome ho diviso persone che dovevano stare sempre congiunte, così ne por-
               to la pena, avendo il capo col cervello diviso dal busto, mentre devono stare uniti.
               Questo è il cosiddetto contrappasso o pena del taglione: occhio per occhio.
                     Vede, adunque, Dante, colui che divise l’umanità in due parti: Islamismo e
               Cristianesimo, due parti che cozzarono continuamente fra loro e proprio nel luo-
               go dove Gesù soffrì la sua passione. Poi sente parlare di Fra Dolcino, scismatico fino
               a un certo punto (sarebbe più tosto un eretico, secondo il pensiero suo; ma Dan-
               te lo considera scismatico, come un interprete non giusto del Vangelo, uno che del
               Cristianesimo fece due parti: la papale e l’evangelica [)]. Non enumera la pena di
               Fra Dolcino che non è ancora nell’inferno, ma noi sappiamo ch’egli l’ebbe quas-
               sù simile a quella: attanagliato non da un demonio ma dagli uomini. Poi c’è un
               peccatore alquanto volgare, Pier da Medicina, che mette male fra due signorotti;
               poi colui che mise la discordia in Toscana, introducendo le corti Guelfe e Ghibel-
               line. In ultimo, chi mise la discordia fra padre e figlio, entrambi in una corte. Tut-
               te persone che divisero. Ora, colui che è su lo scoglio e annusa, è colui che aspira
               a unificare, è colui che aspira a fare dell’umanità un corpo solo, distruggendo l’I-
               slamismo. Come? Dante era imperiale e voleva che ritornasse l’Impero. L’ultimo
               imperatore vissuto avanti lui era stato Federigo di Svevia , il quale fu impedito dal
               metter fine al grande duello delle Crociate fra l’Islamismo e il Cristianesimo e fu
               impedito dal popolo stesso; Dante, sognando, preconizzando un imperatore in pie-
               no possesso dell’autorità imperiale, più anche di Federigo II, viene a preconizza-
               re la fine delle discordie fra Cristianesimo e Islamismo colla morte dell’Islamismo.
                     Dante, in fatto di religione, ha questa credenza: Ci deve essere il papa come Vi-
               cario di Cristo e deve essere il maggior luminare, come il sole, che ci mostra la nostra
               vita eterna. Ma per questa vita abbiamo qui la luna e di essa dobbiamo accontentarci.
               Essa, che ci rischiara il cammino nella vita, è l’imperatore. Il Papa è il sole, l’impera-
               tore è la luna. Stabilita questa divisione dei poteri sono tolti gli scismi nel Cristiane-
               simo. Dante non voleva Guelfi e Ghibellini, non voleva partiti. Non era il Ghibel-
               lin fuggiasco, come diceva il Foscolo, errando, e l’imperatore Arrigo VII voluto da
               Dante, veniva come pacificatore. Dante voleva distruggere i tirannelli e sapeva che la
               società umana li avrebbe cacciati un giorno che l’imperatore fosse stato in trono o in
               sella, egli dice. Qui vediamo Dante predicatore di unità e di pace, con sotto sé il suo
               mondo, il mondo presente, tutto pieno di feriti, tagliati a pezzi e lacerati e mozzi ...



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