Page 264 - Lezioni di Letteratura Italiana
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e Rachele, di Matelda e di Beatrice, l’una sarà l’operazione (tutto quello di cui con-
               siste la vita attiva) l’altra la contemplazione (o vita contemplativa). L’operazione, in
               Dante, si chiama arte, quindi la donna che vede nel Paradiso delle delizie è l’arte ed
               è naturale che veda prima quella, perché non è uso, diceva Laban, dei nostri paesi
               sposare la sorella giovane prima della vecchia.


                                          8  LEZIONE
                                           a

                                      (Continuazione e fine)

                     Sulla sommità del Purgatorio (del Santo Monte), Dante vede prima la sal-
               meggiatrice e coglitrice di fiori, quanto a dire la operatrice senza difficoltà e con
               gioia (Matelda). Di lì a poco vede anche Beatrice, la donna amata in vita, poi di-
               menticata, quando era cresciuta di bellezza, la donna che a lui rappresentava la spe-
               ranza della contemplazione eterna o la sapienza. Ma fra lui e Beatrice vi è un fiu-
               micello; per giungere a lei Dante è da Matelda tuffato e portato all’altra riva. Da
               Beatrice ode poi i rimproveri pei suoi deviamenti, si pente; piange; e, puro, ormai,
               di ogni macchia di peccato, beve a una fonte l’acqua rigeneratrice, una acqua che
               lo rinnovella e lo afforza. Nel primo fiume, che è il Lete o Leté, (che vale oblio, di-
               menticanza) ha dimenticato ogni trascorso, sicché è diventato puro; in questo se-
               condo fiume, che è l’Eunoé (ossia buona ricordanza del bene, buona volontà) ha
               contratto un nuovo ardore e una disposizione nuova; sì che egli è così «puro e di-
               sposto a salire alle stelle» A salire alle stelle da quella divina foresta dell’innocenza,
               alla quale egli è arrivato venendo dalla selva oscura dell’ignoranza e della infermi-
               tà. Il suo viaggio è stato doloroso e faticoso giù per l’Inferno e su pel Santo Mon-
               te. Ha rifatto, nell’oltremondo, il cammino che gli era stato impedito nel mon-
               do. Ha veduto, di là, una specie di selva vegetante, selva di spiriti, ha veduto, poi,
               i rei di incontinenza, ossia i peccatori simboleggiati nella lonza; ha veduto i rei di
               violenza, ossia i peccatori simboleggiati dal leone; ha veduto i rei di frode e tradi-
               mento, ossia i peccatori simboleggiati dalla famelica e cauta lupa. Ciò, seguendo
               Virgilio, il quale descrivendogli, nell’11° canto, l’Inferno e denunciandogli diver-
               si peccati che ivi sono puniti, ne enumera 7; e noi riscontriamo che, comincian-
               do dalla lussuria, insino alla accidia di quelli che sono nel pantano di Stige, Dante
               ha seguito la consueta enumerazione dei peccati, ma poi, invece dell’ira, egli pone
               la violenza; invece dell’invidia, la frode; invece della superbia, il tradimento. Ma




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