Page 262 - Lezioni di Letteratura Italiana
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Passata la porta del Purgatorio, simbolo della confessione, finalmente si entra
               nel Purgatorio vero, composto di 7 cornici, in cui le anime hanno supplizi. Ivi paga-
               no la pena dei loro trascorsi che, però, meritano perdono, perché sono veniali. Ve-
               diamo ciò da Dante, al quale un angelo segna sette P nella fronte, indizio che egli ha
               tutti sette i peccati; al quale ogni P è cancellato, a mano a mano che da una cornice
               passa nell’altra, da un batter d’ala d’un angelo che è a guardia: da una ventilazione.
               L’ultimo di questi peccati è la lussuria, amore soverchio. Esso è punito e purificato
               nel fuoco, dal quale, però, devono passare tutte le anime, come vediamo dall’esem-
               pio di Dante, che deve passare per le fiamme, e di Stazio (celebre poeta latino, nato a
               Napoli nel 40, morto nel 96. Autore dell’Achilleide, della Tebaide, delle Selve. Si accompa-
               gna a Dante e a Virgilio nel 5° girone del Purgatorio e arriva con Dante sino all’Eunoè N.
               d. C.) condannato pel troppo spendere. Oltre i supplizi, vi sono due purificazioni:
               quella per vento (ala d’angelo) e quella del fuoco che tutti devono passare per entra-
               re nel Paradiso Terrestre, luogo di perfetta innocenza e di libertà infinita, l’Eden de-
               lizioso, foresta spessa e viva, piena d’acque correnti e di uccelli che cantano.
                     In questo luogo felice Dante, finalmente libero e puro, trova una bella canta-
               trice che ha movenze di donna che danza e gli occhi pieni di amore. Prima di prose-
               guire, però, voglio tornare un passo indietro e notare che Dante ha sognato, trovan-
               dosi nella sommità, ma non ancora nella foresta, Lia (che gli preannunzia Matelda
               che troverà nel Paradiso Terrestre) figlia di Laban e moglie di Giacobbe, detto Isra-
               ele, che vide Dio a faccia a faccia. Giacobbe era andato a trovare moglie presso La-
               ban, che aveva due figlie, Rachele (agnella, pecorella) e Lia (stanca, affaticata). Si in-
               namorò di Rachele, più giovane, dai begli occhi e dalla bella e prestante figura. Ma
               Laban gli disse: – Servimi sette anni e ti darò moglie. – Giacobbe servì sette anni
               e quando fu a sposare Rachele, Laban gli disse: Non è in uso nei nostri paesi che la
               più giovane sposi prima della più vecchia. Questa posso dartela, l’altra no. Servi-
               mi altri sette anni e ti darò Rachele – (Giacobbe, in vero, finì collo sposare prima Lia,
               poi Rachele. Da Lia ebbe 6 figli e una figlia. N.d.C.). Tutta questa narrazione biblica è
               spiegata così: Lia è la vita attiva, Rachele la contemplativa. Da prima si comincia
               colla vita attiva e, quando si è perfetti in questa, si avrà la vita contemplativa. Ora,
               Dante col suo viaggio, è diventato perfetto nella vita attiva e in grado di sposar Lia,
               non Rachele. Ma Dante sogna, sì, Lia; ma nella divina foresta trova Matelda, che a
               Lia rassomiglia. Dante, in verità, non è innamorato di Rachele, bensì di Beatrice,
               che egli nota in due punti della Divina Commedia, è vicina di Rachele. Diciamo,
               dunque, che Matelda è qualche cosa che riguarda la vita attiva (infatti è preannun-
               ziata in sogno a Lui da Lia) come Beatrice è qualche cosa che riguarda la vita con-
               templativa (e la precorritrice sua è Rachele); e, senza, però, prendere il posto, Lia

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