Page 258 - Lezioni di Letteratura Italiana
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che Caifas (parola che significa oppressore) in Gesù vedeva l’uomo, Giuda, invece,
               in Cristo vedeva Dio. L’uno volle uccidere l’uomo, l’altro Dio.
                     I ladri che si trovano in questa bolgia sono, a differenza dei ladri da strada,
               che Dante prende nel senso in cui il popolo prende adesso i briganti e simili banditi,
               come uomini presi dalla libidine della vendetta, più che da altro: sono fraudolenti.
               E, a riprova della triplicità di questo peccato che abbiamo veduta specchiata in Ge-
               rione e nei diavoli, si ricorda che mentre un ladro bestemmia Dio, volendosi far cre-
               dere piuttosto un violento che un fraudolento, accorre un centauro, cioè una bestia
               uomo, che è non alla riviera di sangue, ma in quella parte dell’Inferno più bassa uni-
               camente perché furò fraudolentemente. Ora, siccome questo Centauro non è al suo
               posto, non è nemmeno di due nature; ma ha sulla groppa un drago col quale Dante
               ha voluto indicare l’intelletto che negli altri centauri non c’era, ma in questo sì per-
               ché furò fraudolentemente.
                     Sono dieci queste specie di peccatori che fecero il mal del prossimo con fro-
               de. Quando Dante ha finito la visita di queste bolge, sente uno squillo terribile di
               corno, tanto terribile quanto dovette essere quello di Orlando, e vede una specie di
               città con grandi torri, le quali non sono che giganti che sopravanzano colla perso-
               na dal pozzo infernale, in cui hanno le piante. Questi giganti furono ribelli a Dio.
               Anch’essi sono triplici di lor natura: l’avverte Dante quando dice che natura fece be-
               ne a non partorire più mostri di tal specie:
               Natura certo, quando lasciò l’arte  E s’ella d’elefanti e di balene
               Di siffatti animali, assai fe’bene  Non si sente, chi guarda sottilmente,
               Portar via tali esecutori a Marte.  Più giusta e più discreta ne la tiene
                                Che dove l’argomento della mente
                                S’aggiunge al mal volere ed alla possa,
                                Nessun riparo vi può far la gente. (Inf. –XXXI - 49-57)

               Passi per gli elefanti che non hanno intelletto, ma i giganti hanno mente oltroché
               volere e possa e non vi è riparo da essi.
                      Dante nell’abisso scende; e l’abisso è come una conca di gelo, in cui sono
               più o meno serrati (meno nelle circuizioni esterne, più nelle interne) i traditori.
               Essi pigliano il loro carattere da Giuda, qui tradidit (ossia consegnò nelle mani
               dei Giudei Gesù Cristo). Ma la parte più esterna di questa ghiacciaia immensa
               prende il suo carattere da Caino, che uccise il fratello. Ora, voi vedete che il tra-
               dimento in Dante non è tanto costituito dalla frode con cui è commesso, quan-
               to dal vincolo più stretto che il traditore rompe: il vincolo di famiglia, di patria,
               di sudditanza a Dio, come fece Giuda e come, a somiglianza di Giuda, ma in un
               rappresentante di Dio, fecero Bruto e Cassio col fondatore dell’impero di Roma,
               secondo Dante. In mezzo alla ghiaccia batte le ali (non più candide di angelo,

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               Letteratura Italiana                                        Dispensa 5 ª
                1910-1911




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