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che non dovrebbe essere tale). Questi supplizi umani o disumani che dir si voglia,
               come sferzate, taglio di membra, bollir nella pece, che si usavano allora fra gli uo-
               mini, sono infatti generalmente da diavoli che sono angeli dal ciel caduti e, come in
               un luogo si afferma, cherubini diventati neri, laggiù. Come nei cerchi precedenti,
               secondo che il peccato era bestiale o semiferino, c’erano mostri o demoni semiferi-
               ni o bestiali, così qui ci aspetterem(m)o di avere nei diavoli qualche cosa di triplice
               o tergemino. E invero l’abbiamo, perché in un luogo del Purgatorio (Canto 5°) del
               diavolo si dirà: «Giunse quel mal voler, che pur mal chiede. Con l’intelletto e mos-
               se il fummo e il vento Per la virtù che sua natura diede.» (111-114). In altre parole:
               L’angelo d’inferno accoppiò quella cattiva volontà, che non desidera e non cerca
               che il male, con l’intelletto (Scartazzini). E in quest’altro (Inf. XXXI . 55) «…l’ar-
               gomento della mente S’aggiunge al mal volere ed alla possa. Dante, dunque, ricon-
               duce nel diavolo, ossia nell’angelo decaduto, questa triplicità consistente nel volere
               che chiede solamente il male, nel mal volere diretto al male dall’intelligenza la quale
               è la potenza fondamentale. La stessa divisione c’è in Dio: quando la porta dell’Infer-
               no parla, dice: «Fecemi la divina potestate La somma sapienza e il primo amore…»
               (la possa, o Iddio Padre, la somma sapienza, la intelligenza o il Verbo ossia il Figlio-
               lo; il primo amore o la volontà ma diretta al bene, ossia l’amore, lo spirito Santo). I
               peccatori di questo penultimo cerchio sono in tante fosse o bolge. I più sono puniti,
               ho già detto, con supplizi quali usavano allora: perfino gli ipocriti, che vanno sotto
               le cappe di piombo dorate fuori, suggeriscono a Dante il ricordo delle cappe che Fe-
               derico metteva ai suoi rei. Del resto tutte le altre pene erano di uso comune fra i vivi.
               E, se è lecito dire, dirò che da questi tristi ricordi si deriva, meglio che da ogni altra
               cosa, il progressivo e lento umanizzarsi dell’umanità. E in Italia, per esempio si è da-
               to, di quanto io asserisco, il più nobile esempio al mondo, abolendo la pena capitale,
               mentre in Francia si applaude ancora al carnefice. Verrà tempo, io spero, in cui non
               vi sarà più pena perpetua e nessuna altra pena. Caino fu punito così: – Va! E che nes-
               suno ti tocchi; ma tutti sappiamo che hai ucciso tuo fratello. –
                     Il primo supplizio è quella della sferza. Si vedono peccatori ignudi e, dietro,
               demoni cornuti con gran sferze. Perché la prima delle dieci bolge contiene i peccato-
               ri che furono seduttori di femmine? A questo problema si risponde subito ricordan-
               do il primo dramma, ricordando colui che sta come simbolo di questo primo grande
               dramma umano: il serpente, che fu il primo seduttore e che si rivolse ad Eva per farle
               mangiare il frutto proibito.
                     La principale delle bolge è la sesta perché in essa è punito con la cro-
               cifissione in terra, calpestato da tutti gli ipocriti, che devono passare sul suo
               corpo, Caifas, autore della morte di Gesù Cristo, consigliere di quella morte,
               più che esecutore, il crocifissore vero si troverà nel cerchio seguente in bocca
               a Lucifero. Perché egli è punito più degli altri? Leggendo il Vangelo sappiamo

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