Page 242 - Lezioni di Letteratura Italiana
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e portate via da un demonio. Sono le anime nere dei peccatori che vanno all’Inferno.
Avete visto nei giorni in cui spira vento, in un terrazzo, o in una piazza, le foglie? Il
vento se le porta via, poi vi ritornano davanti, portate da un altro vento: sono [...] lì
e pure frusciano continuamente. Così, davanti alla porta dell’Inferno sono di que-
ste foglie che non vanno mai via col vento e girano continuamente avvolgendosi e
correndo in questo semioscuro vestibolo in cui è la porta aperta; e pure sarebbe fa-
cile entrare. Queste anime che non possono entrare nell’inferno sono di coloro che
al mondo vegetavano e non vissero: furono simili a piante, più che ad animali bruti,
non che uomini. Vissero senza far dir male di sé; non fecero né bene, né male; nessu-
no seppe il loro nome, trascorsero in questa vita come se non fossero nemmeno na-
ti. Sono i più, siccome l’Inferno è un cono che si inabissa è naturale che la bocca ne
contenga di più. Vedete l’ottimismo di Dante: i più sono questi peccatori. Queste
anime sono come d’uomini che fossero vissuti sempre nella selva oscura senza uscir-
ne: sono vegetanti; simili a piante.
E voi vedete che Dante fa intendere che egli in un momento della sua vita po-
té credere di essere uno di quelli, di essere vissuto al mondo come se non fosse nato,
senza lasciare traccia di sè, come se alcuno non avesse fatto mai il suo nome. Ebbe,
in realtà, questo timore; e pure, nessuno al mondo godè la venerazione e l’ossequio
di Dante.
Dante passa misteriosamente il fiume che distermina la vita dalla morte, per-
ché queste anime del vestibolo non sono né vive né morte; sono disdegnate da Dio
e dal diavolo; sono, un po’ viventi nel mondo dei morti, mentre nel mondo dei vi-
vi erano come morti; passa l’Acheronte misteriosamente, e si trova in una selva di
spiriti. Ma costoro non sono anime come quelle di prima, sono bambini che vagi-
scono in un nobile castello accanto a grandi personaggi che parlano piano con vo-
ci soavi. Dante vede una somiglianza fra i pargoli e questi spiriti magni. Quelli non
poterono fiorire e fruttare, gli altri parrebbe che sì, ma i loro fiori caddero, e i frut-
ti si avvizzirono sugli alberi: sono i più grandi spiriti del mondo, ma non poterono
vedere la verità come i pargoli e come questi non ebbero il battesimo che è la puri-
ficazione. Siamo in piena idea cristiana ed io riferisco legittimamente il pensiero di
Dante. È da notare che questi spiriti formano una selva e che, per quanto diversis-
simi da quelli del vestibolo, rassomigliano in questo: che per fiorire e fruttare che
facessero, essi rimasero sterili, furono anch’essi dei vegetanti invano. E v’è anche
questa corrispondenza: quelli di là furon tutti cristiani e questi no: i pargoli per-
ché non furono battezzati e gli spiriti magni o perché vissero avanti Cristo o per-
ché non lo conobbero. I primi sono cristiani, ma il loro battesimo fu vano; gli al-
tri furono virtuosi o innocenti, ma la loro virtù, la loro innocenza fu invano. Selva,
dunque, il vestibolo e il limbo: l’uno di là, l’altro di qua dall’Acheronte, sono la sel-
va oscura in cui si è trovato D. nel mondo, salvo che questi sono nell’oltremondo.
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Letteratura Italiana Dispensa 4 ª
1910-1911
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