Page 240 - Lezioni di Letteratura Italiana
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                     Dante deve lasciare la via del mondo e rifugiarsi nell’oltremondo, deve la-
               sciare la vita attiva e mettersi in quella contemplativa. Deve abbandonare qualun-
               que idea di felicità e di autorità terrena e conquistarsi la immortalità della gloria col
               suo poema. Questo egli fa seguendo Virgilio. Ora è necessario conoscere un’idea dei
               nostri filosofi del medio evo: che, cioè, non ci può essere vita contemplativa se prima
               uno non si è purificato e reso perfetto nella vita attiva. È un’idea che potrebbe an-
               dare anche ai nostri giorni. Certo uno non è scienziato se non ha abbandonato ogni
               idea di lucro e di dominio, ogni ambizione di gloria. Lo scienziato studia per vedere
               il vero, non per far scorgere se stesso. Anche il poeta, l’artista non deve farsi guidare
               da queste medesime considerazioni puramente mondane, come il guadagno, la fa-
               ma, ecc; ché, se così fa invece di creare, ripete; invece di improntare di sé l’anima del
               popolo a cui egli parla, si lascia invadere dalle idee e dai sentimenti predominanti,
               che non sono sempre i più belli. Egli avrà successi di moda nel presente, non la vita,
               diciamo così, eterna. Dunque, per quanto antiquata sembri l’idea scolastica su espo-
               sta, che non si può essere, per dirla rozzamente, filosofi, poeti, scienziati, senza essere
               prima buoni, galantuomini puri, non è poi tanto antiquata.
                     Ma Dante nella vita attiva si era già messo e non era riuscito a causa di tre be-
               stie che gli impedirono il cammino. La vita attiva gli era simboleggiata dal colle il-
               luminato dal sole. Se deve fare un viaggio di vita attiva, seguendo Virgilio, in certo
               modo dovrà ripetere questo viaggio che ha già fatto sia pure nell’oltremondo; ma il
               viaggio deve essere il medesimo, ossia deve vincere tre fiere e deve arrivare a un col-
               le. Non è riuscito a vincerle nella vita del mondo; riuscirà nell’oltremondo. In que-
               ste semplici parole sta tutta la costruzione delle prime due cantiche della D.C. L’In-
               ferno e il Purgatorio, che Dante attraverserà, non sono che lo spicciolamento, dirò
               così, di queste tre fiere e infine arriverà a un colle che è precisamente la montagna
               del Purgatorio, il Santo Monte, alla cui vetta si è perfettamente innocenti e quindi
               perfettamente disposti alla vita contemplativa, perché il viaggio della vita attiva l’ha
               già fatto.
                     Dante, dunque, muove dietro Virgilio. Vanno per un cammino silve-
               stre, si trovano nell’atrio o vestibolo dell’Inferno. Nel punto che distermina
               la vita dalla morte, Dante si rappresenta con immagini il morire; non di una
               singola persona, ma quello che avviene nell’umanità a ogni battito di pol-
               so. In questo momento, in cui parliamo, qua e là, in tutto il mondo, si muo-
               re. E ciò Dante si raffigura come il cadere incessante di foglie dagli alberi,
               quando è autunno e spira il vento. Le anime vengono dalla vita alla morte con
               la stessa profusione e continuità, con cui cadono le foglie. Molte sono prese

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