Page 238 - Lezioni di Letteratura Italiana
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è vita attiva e alla sapienza si arriva colla vita contemplativa. Le vicissitudini della
politica lo condussero all’esilio. Esule si diede a scrivere un commento a certe sue
canzoni d’amore, il quale doveva estendersi ed essere come un trattato di ciò che si
sapeva ai suoi tempi. (Convivio o Convito, principale tra le opere minori di Dan-
te, dettata in volgare e rimasta incompiuta. Le tre canzoni di cui si compone il C.
e parecchie chiose alle medesime furono dettate prima dell’esilio, ma il Convito
nella sua forma attuale non fu elaborato che dopo il 1307. Il Convito doveva es-
sere, oltre l’introduzione che forma il primo trattato, il commento di 14 canzoni
erotico–filosofiche dell’autore, scelte con un piano premeditato. Dante non fece
che l’introduzione e il commento a tre canzoni. Il commento non è che la forma
esteriore; ché l’opera stessa non è che una enciclopedia dello scibile del tempo con
due fini diversi: l’uno morale e universale, l’altro apologetico e personale. N.d.C.)
Si dedicò di nuovo alla vita di studio, nell’esilio; non aveva rinunziato a quel che
aveva promesso nella Vita Nuova: di ragionare di Beatrice. Ma mentre procedeva
in questa composizione del Convivio, sopraggiunse una cosa nuova, insperata: la
venuta di Arrigo VII in Italia a cingere la corona imperiale. Non era, come gli Sve-
vi, un imperatore ghibellino; voleva la pace e non voleva sentir parlare né di Guel-
fi né di Ghigellini, né di Bianchi né di Neri. Voleva l’Italia giardino dell’impero e
veniva come pacificatore. Dante, che aveva avuto sempre questo ideale, risorse nel-
le speranze e si compromise anche di più, perché Firenze non diede retta all’impe-
ratore che invano l’assediò. Dante che era rientrato nella vita politica colle «Lette-
re ai cittadini» si trovò nella disperazione assoluta della vita. Tutto ciò che aveva
cominciato era incompleto. La Vita Nuova prometteva una visione e non venne; il
Convivio rimase a quattro trattati, uno dei quali proemiale. Che cosa erano questi
lavori rispetto all’ideale grande che aveva? Aveva 48 anni, Dante, quando morì Ar-
rigo VII a Buonconvento; e quando volle fare quella strada … gli ritornò in mente
la mirabile visione che aveva visto da giovane; e nei pochi anni che la fortuna gli la-
sciò, esule, condannato tre volte, si diede a fare questa mirabile fabbrica di un poe-
ma composto di cento canti, in cui è tutto questo mondo e l’altro, tutta la morale e
la religione; tutto ciò che allora si sapeva di astronomia, di storia, tutto: e lo gettò,
lo fabbricò, lo plasmò, lo martellò, come fece, delle sue statue, Michelangelo, come
fece, del suo Perseo, Cellini. Fu febbrile l’opera che dovette compiere in otto anni:
dall’agosto 1813 [1313] (morte di Arrigo VII) al 1821[1321], in cui Dante morì.
Egli descrive come è avvenuto nel 1300 questo viaggio straordinario dietro Virgilio
prima e con Beatrice poi, poiché la vita nel mondo non gli poté essere aperta, per-
ché ci voleva un Veltro, cioè un imperatore. C’era stato, sì; ma non un veltro, per-
ché Arrigo VII non aveva avuto né forza né energia e si era spento troppo presto.
(+) (Il sentimento religioso predominante nel M.E. informò di sé gran parte della lettera-
tura. Nelle “Moralisationes, furono esposti i concetti simbolici, che si credeva scoprire nel-
le forme corporee (Bestiari, Lapidari, ecc.) e gli ammaestramenti che si ricavavano non solo
dalle qualità delle pietre e delle piante, delle abitudini degli animali, ma anche da racconti
d’ogni sorta. N.d.C.) - 23 -
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