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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
va il pregio di infondere una grande poesia nei suoi scritti prosastici.
– Segnalo il vizio di fare della prosa poetica fiorita, in cui non si ve-
de mai l’uomo ragionevole; perché il presentare sempre davanti ai let-
tori delle immagini, significa considerare il lettore come un bambino.
Platone diceva che la prosa deve ragionare e la poesia deve fare mitus
[mythos] (favola) e non logus [logos] (ragionamento). Non c’è scritto-
re al mondo che abbia osservato questo precetto più di lui, e, nel tem-
po stesso, nei suoi dialoghi, abbia profuso a larga mano più poesia – Il
Manzoni è lo stesso. Prendiamo i “Promessi Sposi”. Noi ci dobbiamo
rendere ragione perché questo libro sia stato così efficace da interrom-
pere secoli di accademia e abbia avviata la nostra prosa ai più fulgidi
destini. Notiamo subito che una delle cose in cui il Manzoni differi-
sce dai suoi predecessori è la descrizione, fatta con grandissima parsi-
monia, ma con osservazione diretta dei fenomeni della natura; degli
aspetti dei paesaggi. Suoni e colori della natura. Qualcuno potrebbe ri-
ordinare queste letture sotto certe rubriche, come p.e., il giorno, la not-
te, la luna, ecc. in modo da avere di colpo, con facilità, quello che gli
faccia al bisogno. Leggerò qualche brano di lui. Nella lettura comin-
ceremo con la celebre descrizione, che tutti hanno in mente, del palaz-
zotto di Don Rodrigo, non quella propriamente che precede l’addio
di Lucia. – Il palazzotto di Don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglian-
za di una bicocca, nella cima d’uno de’ poggi ond’è sparsa e rilevata
quella costiera… – Appiè del poggio, dalla parte che guarda a mezzo-
giorno, e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitato da
contadini di Don Rodrigo, ed era come la piccola capitale del suo pic-
colo regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de’
costumi del paese. Dando un’occhiata nelle stanze terrene, dove qual-
che uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, trom-
boni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti di polve-
re alla rinfusa. La gente che vi si incontrava erano omacci tarchiati e
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