Page 230 - Lezioni di Letteratura Italiana
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fulgidi di marmi dell’Achilleion, ad «accarezzare» il suo dolore. Una madre, ella di-
               ce, non può far altro, se non vuole essere schiacciata dalla sventura; e morir pazza.
               Ebbene, chi scorra le lettere di Anna Poma alle figlie, troverà che la gentildonna ita-
               liana fu sorella, anche nell’espressione del suo dolore, a Elisabetta di Wittelsbach. A
               lei la modesta fortuna non consente né dispendiosi viaggi, né ville sfarzose; ma ap-
               partata nel suo Recinto, presso Revere , Anna Poma chiede alla diva natura e all’arte
               un sollievo alle sue angoscie di madre, e si chiude anch’essa (strana coincidenza di
               sentimento e di frase) ad «accarezzare» il suo dolore.
                     «Come Elisabetta D’Austria a Corfù voleva essere sola per fissare da mezza-
               notte all’alba l’occhio vitreo nel cielo sereno, forse inseguendo in qualche stella l’a-
               nima vagante del suo Rodolfo; così Anna Poma era «veduta» a tarda notte cercare
               per le stellate volte de’ cieli un povero astro solitario e sorridere al suo apparire. Era
               l’astro d’Arturo, nel quale, allor che gemeva Carlo nella Mainolda, riunivansi per
               comune intelligenza gli sguardi di madre e figlio»
                     «Meno infelice di Elisabetta, Anna Poma aveva l’orgoglio di sapere morto
               suo figlio, per una nobile causa, non per un turpe amorazzo: e i suoi occhi gonfi di
               lagrime si rasserenavano alla speranza di vedere avverato l’ideale per cui s’era immo-
               lato il suo Carlo, e poter salutare l’Italia libera dal giogo straniero»
               «Per conchiudere, cosa che il Luzio non ha ricordato, sapete qual era questa stella di
               Arturo? Era la stella a cui guardava allora, attraversando il Pacifico, Giuseppe Gari-
               baldi; era la sua stella. Nel gran cielo, questo marinaio, questo pastore, questo ma-
               drero aveva scelto una stella: Arturo. Ed egli era il vendicatore dei martiri!




                                          4  LEZIONE
                                           a
                                        – Le 3 Cantiche –


                     Cercherò, in due o tre lezioni, di dare un’ idea del nostro massimo poema e
               massimo poeta; poeta e poema che passa i confini della Nazione ed è veramente uni-
               versale: la Divina Commedia di Dante Alighieri. Il poema nostro nazionale sarebbe
               l’Eneide; ma la Divina Commedia è un poema cosmopolitico, universale.
                     Un pellegrino, a 35 anni, si trova in una selva; e gli pare che tutto il tem-
               po che ivi ha passato non sia che una notte oscura; tuttavia, non sa come e per-
               ché, riesce a  piè d’un colle e vede questo illuminato dal sole. Ma parendo-
               gli di essere un naufrago uscito da un mare procelloso, si rivolge al cammino
               già fatto, inconsapevole, con il fiato grosso di colui che era quasi per annegare.


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