Page 222 - Lezioni di Letteratura Italiana
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sordine. Niso pone Eurialo a guardia e si dà a uccidere tra quei guerrieri sepolti nel
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               sonno. Prima uccide Ramnete , un vate che non seppe vaticinare la sua fine. Poi uc-
               cide tre servi e l’armigero e l’auriga di Remo, e Remo stesso; poi Lamyro e Lamo e
               Serrano che quella notte aveva giocato molto; felice se continuava fino all’alba! Ni-
               so pare un leone in un ovile; ed Eurialo, non pago del suo compito, uccide quanti
               più può, tra gli altri, Roeto che era desto e si nascondeva dietro un grande cratere.
               Stavano per entrare nel campo di Messapo, quando Niso, che sente avvicinarsi l’al-
               ba, decide di allontanarsi. Lasciano tante belle prede, ma Eurialo non può tenersi dal
               prendere gli armamenti di Ramnete e di mettersi in capo la galea di Messapo.
                     La cavalleria latina veniva da Laurento, mentre il resto dell’esercito se ne sta-
               va ancora. Portavano una risposta a Turno. Volcente la comandava. Ecco, vedono a
               un poco di barlume scintillare l’elmo di Eurialo. Volcente grida verso loro: essi fug-
               gono: ma i cavalieri si mettono a tutti i passaggi. I due troiani entrano in una selva e
               Niso riesce a sottrarsi e giungere in luoghi detti Albani (loci albani), quando si vede
               senza Eurialo che era rimasto indietro impedito dal peso della preda. Niso torna sui
               suoi passi, sente a un tratto gridare e vede Eurialo circondato dai nemici.
                     Che fare? Come salvare l’amico? Morire anch’esso? Prende un giavellotto,
               pregando la luna che era alta nel cielo, e lo scaglia. Uccide un nemico. Tutti si vol-
               gono qua e là. Niso scaglia un altro dardo e uccide un altro nemico. Volcente pieno
               d’ira si volge allora contro Eurialo e va per ucciderlo. Ma Niso fuori di sé, esce dalle
               tenebre e «Me, me uccidete, sono io che ho fatto tutto» esclama. Ma la spada di Vol-
               cente è entrata già tra le costole del giovinetto, che piega la testa e muore, e pare un
               fiore reciso. Niso si scaglia nel mezzo, mirando solo a Volcente, finchè può ficcargli
               la spada nella bocca. E allora muore anch’esso, contento, sul corpo dell’amico. O fe-
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               lici! Finchè starà il Campidoglio e l’impero, voi vivrete!
                     I cavalieri tornano con Volcente morto; nel campo si trovano morti Ramnete
               e gli altri. Riconoscono che quei due sono gli uccisori. E all’alba, quando Turno ha
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               fatto prendere l’armi ai suoi, taglian le teste ai due eroi e le infilzano in due aste . Si
               schierano in armi anche i Troiani, ma tremano di commozione allo spettacolo tru-
               ce dei due teschi. Si sparge la notizia per la città, giunge all’orecchio della madre di
               Eurialo, che corre, senza pensare ai pericoli, sulle mura, e piange il suo figlio, il ripo-
               so della sua vecchiaia, cui non poté parlare prima che partisse, che sarà dato a lace-
               rare ai cani e agli uccellacci, senza che la mamma possa fargli il funerale, chiudergli
               gli occhi, lavargli le ferite, mettergli la tunica nuova che gli stava facendo. Oh! dove
               lo troverò più? dove è il resto del suo corpo? per questo lo seguì dunque? Morire!
               Morire! Questo pianto commuove tutti e li infiacchisce. Due uomini prendono la
               povera madre e la portano a casa.   –
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                     Note   Enea si trovava, in cerca di aiuto, presso un vecchio re latino, Evandro,
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               che gli avrebbe dato poi la figlia in moglie.   Il giovinetto amico ha con sé la vecchia ma-
               dre, che seguì il figlio, quando le altre donne troiane non vollero più oltre sopporta-
               re il continuo trabalzo dei viaggi di mare e si fermarono in Sicilia. Lei, no. E qui si vede
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