Page 218 - Lezioni di Letteratura Italiana
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               to coraggioso, sa di dover morire, altrimenti non avrebbe fatto il patto. –   «indi-
               menticabile» a cui pensò sempre, perché mi ha ucciso l’amico. –  (11)  «la lunga om-
               bra» altro degli aggettivi di Omero –  (12)  «illustre» anche allora si davano, a tutto
               pasto, degli epiteti esornativi, come ora. Ma è il poeta che dice questi aggettivi; forse
               gli eroi non se li davano. Il poeta viveva dopo o dentro la grande età Micenea, di cui
               si trovano ora avanzi nel Peloponneso e nel Mediterraneo: gioielli, e vesti bellissime,
               che dimostrano una civiltà raffinatissima. Il poeta viveva in quei tempi, ma la poesia
               era più antica di lui, per quanto l’ adombrasse di modernità; e codesti uomini, che
               canta, erano, pure, più antichi. –  (13)  Tutti e due avevano armi bellissime: quelle di
               Achille, le aveva fatte fare la sua madre stessa, perché le precedenti, perdute da Patro-
               clo, le aveva Ettore indosso. Quindi sono, le une e le altre, armi di Achille.


                                          3  LEZIONE
                                           a
                                           (Continua)



                     Abbiamo visto la morte di Ettore. Il padre e la madre lo vedono, dalle mura,
               trascinato; accorre la moglie, e, così, dalla patria stessa vedono lo scempio che il ne-
               mico fa del difensore. Il cadavere è, da Achille portato alle navi e ivi lasciato perché
               corvi e uccelli lo lacerino; ma rimane intatto e il padre, dopo qualche giorno, può
               abbracciarlo. Coi funerali di Ettore, finisce l’Iliade, che comincia con l’ira di Achil-
               le. Il nome che è nel primo verso è Achille, nell’ultimo Ettore: sono questi due eroi
               che si dividono l’interesse dei secoli. A mano a mano, or l’uno or l’altro, ha trion-
               fato. Ma presso i popoli che patirono schiavitù, che furono per lunghi secoli senza
               Patria, come l’Italia, il nome di Ettore è stato il più sacro.
                     L’Italia ebbe un grande Poeta, quando non parlava il nostro linguaggio un
               po’ corrotto, ma il suo puro latino, dal quale l’italiano è derivato. Virgilio è il poeta
               dei puri sentimenti, e tutti i nostri sentimenti hanno la loro eco, la loro espressione
               nell’animo di questo mantovano, quasi contadino. Suo padre aveva alveari e la sua
               ricchezza venne da quelli: ricchezza molto modesta; però, il miele che esso faceva
               si mutò, spiritualmente, nella Poesia del figliolo. Il quale, con Dante è il più grande
               poeta di sua gente: l’uno di lingua latina, l’altro di lingua italiana.
                     Leggeremo, oggi, uno dei più commoventi episodi dell’Eneide: quella dei
               due amici troiani che, avanti le porte del campo, muoiono l’uno per l’altro. Ma,
               prima, ripetiamo la favola dell’Eneide:
                     Enea scampa dalla città di Troia, incendiata, e, protetto da una dea, fugge
               per fondare un’altra città più grande della perduta. Erra per tutti i mari del Medi-
               terraneo, ma non trova mai la sua meta. Finalmente sa che la sua Patria futura deve



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