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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
È notevole che dove Dante, (anche nel Purgatorio) mette la lussuria,
mette poeti e anche scrittori di romanzi; nel Cielo di Venere (dove le
anime non sono certo punite, ma che corrisponde a questi cerchi del-
la lussuria) si parla di canzoni, e anche di una canzone di Dante stesso:
Voi che, intendendo, il terzo ciel movete, ricordatagli dall’amico Carlo
Martello (par. VIII°.) – Per Dante la canzone è il sublime dell’arte. Più
notevole, sebbene sia per parere troppo sottile, che nell’Inferno parla di
romanzi; nel Paradiso di Canzoni, nel Purgatorio, a mezza via, di versi
d’amore e di prose di romanzi; che vuol dire tutto questo se non che la
poesia si avvicina molto all’amore?
Francesca dice: Soli eravamo e senza alcun sospetto.
Il significato di questa frase, che non è da prendere leggermente è dato
dall’osservazione del Torraca. Nel romanzo antico leggevamo che Gi-
nevra e Lancillotto non erano soli: a breve distanza c’era Galeotto (il
siniscalco) e Malaol [Malehaut] (la dama). Non eravamo cioè nella si-
tuazione dei due amanti del romanzo.
Il punto causa della dannazione per quelli fu questo: Invitata da Gale-
otto, principe molto curioso che amava di mettere d’accordo le perso-
ne, Ginevra acconsente a baciare Lancilotto e vedendo che egli esita, lo
prende per il mento e gliela fa baciare.
Per Paolo e Francesca il punto fu questo:
« Quando leggemmo il disiato riso
Esser baciato da cotanto amante,
Questi che mai da me non fia diviso,
La bocca, mi baciò tutto tremante:
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
Per essi non ci fu bisogno d’altre persone.
Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Dante non ama dire le cose chiare e non si spiega qui come neppure alla
fine del dramma dell’odio che è l’opposto di questo e che ha per simbo-
lo il morso, mentre questo ha il bacio.
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