Page 174 - Lezioni di Letteratura Italiana
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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    te s’è aggirato nel pensiero di Dante. Quando Enea se ne va e lascia l’in-
                    felice a disperarsi sola, l’infelice si fa fare un rogo e preparare gli un-
                    guenti magici come per fare un sacrificio a Pluto: poi ascende questo
                    rogo, prende la spada che era rimasta di Enea. Dopo che ebbe veduto
                    le vesti iliache, il talamo noto, rimasta un po’ piena di lagrime, col cuo-
                    re fisso in quei pensieri, si gettò al capezzale del letto e disse queste pa-
                    role che furono le ultime: Dulces exuviae, dum fata deusque sinebant.
                    IV.651.
                    «Dolci spoglie, finché il fato e la divinità me lo permisero, ricevete que-
                    sta anima (vita) e liberatemi da questi tormenti. Vissi e finii quella car-
                    riera che la fortuna mi aveva data, ed ora una grande immagine di me
                    andrà sotterra. Feci una città illustre, vidi le mura da me edificate, ven-
                    dicai il mio marito, mi vendicai sul  fratello che era mio nemico. Felice,
                    troppo felice se però i lidi di questa nuova mia patria non fossero mai
                    stati toccati da navi troiane» Disse e premendo le labbra sul guanciale:
                    [«]Muoio inulta, ma moriamo»
                    Ecco le parole, ecco il pensiero di Dante.
                    Francesca dice: Lo sa il tuo Dottore, perché l’ha descritta la situazione;
                    descrisse una donna che ha provato la felicità, che l’ha amaramente rie-
                    vocata e rimpianta nel momento in cui lasciava volontariamente la vita:
                    una donna che è nella selva di mirto infelix sopra tutto: infelix Dido; e
                    che morendo aveva detto: Felix, o nimium felix, si …………
                    – Ma se a conoscer la prima radice
                      Del nostro amor tu hai cotanto affetto,
                      Farò come colui che piange e dice.
                      Noi leggevamo un giorno per diletto
                      Di Lancilotto, come amor lo strinse;
                      Soli eravamo e senza alcun sospetto.
                    Leggevano un romanzo d’avventure del ciclo Bretone.



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