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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
questo fatto d’amore irresistibile fosse noto a’ suoi tempi. Ce lo vuol far
credere, Dante ma in realtà è una storia che non si sapeva; nessun cro-
nista ne parla; ne parlano solo i commentatori molto tempo dopo del
poeta. È ben naturale: erano cose che avvenivano nel segreto di quel-
le corti, in quei palazzi misteriosi pieni di trabocchetti, e infatti, come
si racconta, Paolo rimase attaccato scendendo da una specie di botola.
Dunque non si sapeva e nemmeno si buccinava. E quelli che dissero che
Dante lo aveva forse saputo prima o dopo la battaglia di Campaldino,
dal fratello stesso della uccisa, che aveva preso parte a quella battaglia
nelle file dei Fiorentini, mostrano di conoscere ben poco l’animo uma-
no.
Si tratta di una storia in cui entra un amore incestuoso, un delitto di fa-
miglia; una storia in cui entra Caino e peggio. Invece c’è un’ipotesi ben
più ragionevole. Il tempo smorzò i colori delle cose. Un trenta o trenta-
cinque anni dopo (un po’ più di quello che ci vuole alla legge anche oggi
per prescrivere un reato) il fatto si era illanguidito nella sua luce brutta
e assunse colore poetico.
Non ci credo nemmeno io che Paolo andasse procuratore del fratello e
che Francesca s’innamorasse di lui credendolo a lei destinato e che l’a-
dulterio fosse un ritorno al primo amore. Ma credo che così si raccon-
tasse a Dante da Guido, nipote di Francesca, il quale si compiaccia di
questo episodio. Infatti nelle sue liriche, le più belle scritte da un Roma-
gnolo, raccolte in un libro di Corrado Reicci intitolato: «Ultimo rifu-
gio di Dante» Guido ha versi di questo episodio ripetuti con una specie
di compiacenza.
La mia ipotesi è che Dante andato a Ravenna sapesse da Guido questo
racconto coi colori da farla parere la storia più poetica del medio evo,
quella di Tristano e Isotta, e allora per gratitudine al suo ospite sceglies-
se quell’episodio, per aver nel suo poema cristiano una donna che com-
movesse il lettore quanto la Didone del poema pagano.
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