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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
C'è espresso la vanità, la sventura di quell'esser nata. - Se noi a quel di-
scende, diamo il senso geografico di andare a Sud, se intendiamo dove
il Po manda l'ultima sua diramazione; vediamo che con quella parola,
non è indicato in generale l' Adriatico, ma proprio il posto dove è Ra-
venna. Il che è certo per il raffronto all'altro verso dantesco: che da Ver-
celli a Marcabò declina (Inferno, Canto XXVIII°- 75 ) Marcabò era ed
è nei dintorni di Ravenna, presso a Sant'Alberto.
Per Dante il Po ha la sua foce a Ravenna. Anche adesso a Sant’Alberto
c'è il Po di Primaro e allora v'erano: il Padereno e il Paderenna che scor-
revano l'uno in mezzo e l'altro intorno alla città. – Pare: Hanno pace
persino i fiumi, e noi no.
– Amor, che al cor gentil ratto s'apprende... - (100-108)
Questo crescendo d'amore che al cor gentil ratto s'apprende ... è mera-
viglioso sotto l'aspetto della poesia e dell'arte ed è significativo nel fatto
che Francesca pare voglia dire: Noi siamo qui adulteri, incestuosi, suici-
di, tutto quello che vuoi, ma fu amore che ci condusse. - C'è anche l'eco
di Guido Guinizelli: Al cor gentil [rempaira] ripara sempre Amore. –
Forse Virgilio (Omnia vincit amor ...) è nella seconda parte: Amor, che
a nullo amato amar perdona. (origine più comune e più vicina dell'amo-
re e riconoscibile anche nell'episodio di Didone ed Enea). Il terzo è il
Virgiliano: Hos quos durus amor crudeli tabe peredit ecc. – Caina at-
tende ... Secondo il professor Roncaglia queste parole sono in bocca a
Paolo, altrimenti non si spiegherebbe quel: da lor. Quelli che tengono
la consueta interpretazione rispondono che in certo modo Francesca
parlava per due, e se Paolo, non apre la bocca, piange e coll'interesse, coi
movimenti del viso quasi entrava, nel discorso. In appoggio all'interpre-
tazione roncagliana bisogna ricordare lo stile di D., così tronco come
ad es:nel: O Tosco ... – Dante non rifugge da questi effetti improvvisi.
– Ad ogni modo il suo verso: Caina ecc significa sopra tutto che fu un
fratello e un marito che li uccise; non tanto significa che l'uccisore fos-
se proprio destinato alla Caina – Del resto il modo che ancora offende
quei due sventurati, e li offenderà per sempre, giustifica questo verso di
amarezza, più o meno grande, secondo l'interpretazione che se ne dà,
e secondo il tono che se ne immagina, perché Francesca pensa: poteva
anche uccidere, ma ci doveva lasciar pentire del nostro peccato. Il con-
fessore non si nega a nessuno. Presso gli antichi, negare la sepoltura era
più che uccidere; e nel M.E più che uccidere e lasciare insepolti era ne-
gare il minuto e l'ora del pentimento e della riconciliazione.
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