Page 162 - Lezioni di Letteratura Italiana
P. 162

LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    C'è espresso la vanità, la sventura di quell'esser nata. - Se noi a quel di-
                    scende, diamo il senso geografico di andare a Sud, se intendiamo dove
                    il Po manda l'ultima sua diramazione; vediamo che con quella parola,
                    non è indicato in generale l' Adriatico, ma proprio il posto dove è Ra-
                    venna. Il che è certo per il raffronto all'altro verso dantesco: che da Ver-
                    celli a Marcabò declina (Inferno, Canto XXVIII°- 75 ) Marcabò era ed
                    è nei dintorni di Ravenna, presso a Sant'Alberto.
                    Per Dante il Po ha la sua foce a Ravenna. Anche adesso a Sant’Alberto
                    c'è il Po di Primaro e allora v'erano: il Padereno e il Paderenna che scor-
                    revano l'uno in mezzo e l'altro intorno alla città. – Pare: Hanno pace
                    persino i fiumi, e noi no.
                    – Amor, che al cor gentil ratto s'apprende... - (100-108)
                    Questo crescendo d'amore che al cor gentil ratto s'apprende ... è mera-
                    viglioso sotto l'aspetto della poesia e dell'arte ed è significativo nel fatto
                    che Francesca pare voglia dire: Noi siamo qui adulteri, incestuosi, suici-
                    di, tutto quello che vuoi, ma fu amore che ci condusse. - C'è anche l'eco
                    di Guido Guinizelli: Al cor gentil [rempaira] ripara sempre Amore. –
                    Forse Virgilio (Omnia vincit amor ...) è nella seconda parte: Amor, che
                    a nullo amato amar perdona. (origine più comune e più vicina dell'amo-
                    re e riconoscibile anche nell'episodio di Didone ed Enea). Il terzo è il
                    Virgiliano: Hos quos durus amor crudeli tabe peredit ecc. – Caina at-
                    tende ... Secondo il professor Roncaglia queste parole sono in bocca a
                    Paolo, altrimenti non si spiegherebbe quel: da lor. Quelli che tengono
                    la consueta interpretazione rispondono che in certo modo Francesca
                    parlava per due, e se Paolo, non apre la bocca, piange e coll'interesse, coi
                    movimenti del viso quasi entrava, nel discorso. In appoggio all'interpre-
                    tazione roncagliana bisogna ricordare lo stile di D., così tronco come
                    ad es:nel: O Tosco ... – Dante non rifugge da questi effetti improvvisi.
                    – Ad ogni modo il suo verso: Caina ecc significa sopra tutto che fu un
                    fratello e un marito che li uccise; non tanto significa che l'uccisore fos-
                    se proprio destinato alla Caina – Del resto il modo che ancora offende
                    quei due sventurati, e li offenderà per sempre, giustifica questo verso di
                    amarezza, più o meno grande, secondo l'interpretazione che se ne dà,
                    e secondo il tono che se ne immagina, perché Francesca pensa: poteva
                    anche uccidere, ma ci doveva lasciar pentire del nostro peccato. Il con-
                    fessore non si nega a nessuno. Presso gli antichi, negare la sepoltura era
                    più che uccidere; e nel M.E più che uccidere e lasciare insepolti era ne-
                    gare il minuto e l'ora del pentimento e della riconciliazione.

                                                80.








                                                                                179
   157   158   159   160   161   162   163   164   165   166   167