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LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
Quindi si tratta di due schiere all’evidenza.
perch’io dissi: «Maestro, chi son quelle (50 - 63)
Io credo che la prima di coloro, ossia Semiramide, sia nel volo
degli stornelli e l’altra invece in quella delle ombre in lun-
ga riga e che Dante faccia distinzione fra i rotti a vizio
di lussuria e quelli che si sono ancisi o sono stati ancisi amo-
rosi o per amore. Cleopatra ha tanto della prima, perché
Dante dice: lussuriosa; ha della seconda perché si era uccisa.
– Elena vidi, per cui tanto reo … – (64-66)
Questo raccontano nei poemi e nei romanzi del Medio Evo,
che vinto dall’amore di Polissena, restò vittima di questo
amore.
«Vidi Paris, Tristano» (67)
Se Dante non avesse trovato Francesca, avrebbe messo in scena
Tristano e Isotta, e infatti i due episodi si rassomigliano
molto. - Tristano va a domandare per il re Marco, la
mano di Isotta e se ne innamora, ma la donna non è sua.
Il Boccaccio racconta precisamente del matrimonio di Fran-
cesca con Gianciotto una storia che rassomiglia molto a que-
sta. Siccome Gianciotto era piuttosto brutto ci andò il suo bel
fratello a domandare la mano di Francesca che diede il suo
consenso credendo il messo fosse il suo futuro marito.
Boccaccio ha mala fede presso i commentatori di Dante, co-
me se inventasse tante storielle e lavorasse di fantasia, ma
noi sappiamo che a Firenze e a Ravenna fu in relazione
con persone che conobbero Dante. Non dobbiamo escludere a
priori ciò che egli dice, specialmente se troviamo altri argo-
menti in appoggio alle sue asserzioni. Forse era vero che la
giovane Polentana avesse creduto che Paolo fosse il suo desti-
nato marito, o forse ciò si raccontava nella famiglia per giu-
stificare un adulterio che ha molta aggravante nel fatto che
l’adultero é il cognato, il fratello del marito. - Altra ragione è
nel fatto che a questo episodio dantesco, precede quello virgilia-
no di Didone. Didone, da Virgilio, è rappresentata come una
vittima del fato e dell’amore; ma per dire che proprio l’a-
more fu che l’ingannò e che meritava altra sorte, il poeta
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