Page 14 - Lezioni di Letteratura Italiana
P. 14
LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
I commenti alla poesia non ci dovrebbero essere, ma siamo in una scuola,
non siamo in un tempio, ci vorrebbe un tempio per la poesia e io penso
sempre che cosa doveva essere, per esempio, la Divina Commedia letta in
S. Maria del Fiore! Ho detto che questo è il punto centrale della
poesia carducciana e che egli aveva già fatto le odi barbare, aveva tro-
vata la sua espressione, l’espressione vera e genuina del suo sentimen-
to poetico, e torna alle rime; però c’è nella forma qualche cosa di clas-
sico, di antico, si vede che il suo pensiero era sempre nei grandi movimenti
dell’arte poetica greca e latina. La grecità della forma in questa poe-
sia così moderna che finisce col bicchiere offerto al cittadino Mastai, è
nella triade del metro. La poesia lirica corale dei Greci, quella di Pin-
daro, ha una strofa, un’antistrofe e un epòdo, che i cinquecentisti,
il Chiabrera fu il primo, tradussero per ballata, controballata e stanza.
a
Nella 1 è un movimento del coro a destra, nella 2ª un movimento, uguale di
spazio, di ritorno all’incontrario del primo e finalmente una chiusa. Queste
tre parti nelle singole stanze di questa poesia sublime sono date
da una quartina rimata con rime piane e alternate, da una seconda
quartina tale e quale la prima (strofe e antistrofe), da una terza quar-
tina (epòdo) differente dalle altre due solo pel fatto d’avere una rima tronca.
Più ancora di grecità, che in questa semplice forma, è nell’ampiezza del
periodo che si è visto colla lunga enumerazione (dalla 16ª quartina alla 23ª).
E ora leggeremo un’ode barbara. Io dico mal volentieri ode barbara,
ma lo dico perché le ha intitolate il poeta stesso a questo modo perché, disse,
tali suonerebbero all’orecchie degli antichi latini se tornassero, per un
miracolo, a sentirle. Con buona pace del Maestro, nemmeno i Latini le
avrebbero chiamate barbare. In realtà ci sono stati fra i Latini pochi che
hanno misurato i versi al modo di G. Carducci e sempre la strofa
latina, a mio parere, suonava secondo l’intensità e la volontà del poe-
ta latino: suonava come suonavano le odi barbare di G. Carducci op-
pure facendo sentire la ripercussione del ritmo. Sebbene non tutti
loro conoscano il latino, tuttavia dirò una strofa latina.
– Coelo tonantem – dice Carducci nel Canto dell' Amore; è il principio di
un canto d’Orazio – Coelo tonantem credidimus Jovem –
(Il Pascoli legge questo verso prima colla pronuncia comune nei latini, la pronuncia, egli
dice, parlata; poi in altro modo, non troppo differente del primo, declamandolo, facendo sen-
tire speciali accenti anche sull’ultima sillaba del verso). Ora io affermo (non tutti
6.