Page 138 - Lezioni di Letteratura Italiana
P. 138
LEZIONI DI LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907
che venga Tiresia, ha visto la madre la quale però non lo riconosce.
Tiresia gli spiega come le anime non possano parlargli se non han-
no prima bevuto il sangue del sacrificio. Dopo aver così detto l’a-
nima di Tiresia se ne va dentro la casa dell’invisibile (Ades) «Io ri-
masi lí finché venne la madre la quale si accostò al sangue, bevve e
dopo mi conobbe» Vediamo se un poeta così antico sa rendere l’a-
more della madre, «Figlio mio, come venisti sotto la caligine neb-
biosa, essendo vivo? Tremenda cosa è per i vivi vedere queste cose!
[ché in mezzo ci sono grandi fiumi e terribili correnti e primamente
Oceano, cui non è possibile traversare a piedi se uno non abbia la
ben fatta nave.]» Sono tre versi che sembrano fuori di posto e gli
editori li segnano con parentesi. «O sei venuto qui da Troia coi
tuoi compagni e non vedesti ancora nella tua casa la tua moglie?»
Io replicai: Madre mia, il destino m’impose di interrogare l’anima
indovina di Tiresia Tebano. Non sono ancor tornato alla mia casa e
non so nulla di quanto è succeduto. Gli domanda ancora come è mor-
ta e le notizie del padre, del figlio, della consorte. La madre gli dà no-
tizie di tutti e finisce col dirgli: «La fine de’ miei giorni non giunse
per vecchiezza, non fu la dea che si compiace di colpirci co’ suoi stra-
li, né mi vinsero quelle malattie che uccidono con lunghi odiosi lan-
guori, ma fu l’amor tuo, il desiderio di rivederti, il dolore della tua
lontananza, illustre Odisseo, che mi tolse il fiato sì dolce a respirare»
Questo accenno all’amore materno è un segno che la poesia del-
la madre, fin dai tempi antichi è stata sentita. – Anche qui troviamo
il tentativo di abbracciamento, imitato poi da Dante: «Tre volte cor-
si verso di lei come il mio cuore mi spingeva, e tre volte m’uscì fuor
dalle braccia. Mi trafisse un acerbo dolore e le dissi: «Madre mia,
perché non rimani, mentre io ho sì gran desiderio di prenderti e in-
vece restiamo tutti e due nel pianto più amaro? Sei forse un fanta-
sma vano mandato a me da Persefone (Proserpina) perché io pian-
ga di più? - No, Proserpina non t’inganna, io sono ombra perché
tale è il destino dei mortali dopo che non sono più in vita» - Co-
sì pure in Dante quando Stazio: Già si chinava ad abbracciar li piedi
al mio dottor ….. egli disse: «Frate,
68.
155