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LEZIONI  DI  LETTERATURA ITALIANA - ANNO ACCADEMICO 1906-1907



                    do gli aggettivi, la  vita. Volendo raffigurare il luogo dove è la vi-
                    ta a raffronto del luogo ove è la morte, prende la foce del Tevere. La
                    morte è istantanea. Un punto divide la morte dalla vita. In
                    quel punto le anime buone sono alla foce del Tevere, le prave alla
                    foce di Acheronte: tutte e due veggono il lume e istantaneamente trova-
                    no il burchiello che li porta, nel mondo di là. Una buia campagna è
                    di là d’Acheronte; una tremula luminosa marina di là del monte
                    santo: la vita, sì oltre Acheronte, sì oltre il Purgatorio. Quelli che
                    interpretano diversamente devono fare questo torto alla povera anima di
                    Casella. Egli era così peccatore che l’angelo lo punì con tale strano in-
                    dugio, e sebbene in tempo d’indulgenza lo lasciò di là prima di portarlo
                    al luogo di purificazione. Casella, il dolce cantore, si troverebbe, secondo
                    certi commentatori, peggio di Manfredi, di cui orribili furono i pecca-
                    ti, di colui che era scomunicato. Lo scomunicato si troverebbe in
                    migliori condizioni di Casella che fruisce di ciò che è il contrario
                    della scomunica: l’indulgenza. Invece io dico che fruisce della
                    morte del vero cristiano. Dante esprime in Casella il concetto del-
                    la morte veramente cristiana e perciò la pone in tempo di giubileo.
                          E noi, così credendo, cominciamo a conoscere Casella, che
                    non  c’era noto  se non  per  ciò  che i  commentatori  antichi tirano
                    a indovinare dalla lettura di questo passo. Egli era giovane, se
                    gli fu tolta tanta ora; era un musico, se intonò una canzone di Dan-
                    te, era un gracile, un malato, se molte volte gli ha negato
                    il passaggio l’angelo della morte. Più volte egli vi fu sul punto
                    di morte. La figura di Casella la possiamo chiamare romanti-
                    ca, non però nel senso di affettazione, ma preso nella verità. Era
                    giovane, pio, desiderava essere sciolto dall’involucro terreno, era
                    cultore delle arti, si trovava come continuamente sulle foci del Tevere.
                          Per l’appunto l’angelo capitò e lo prese nel momento della indul-
                    genza.
                                E Dante lo abbraccia, ma non riesce perché sfuma sotto
                    il suo abbracciamento.




                    N. B. Nella presente lezione, il prof. Pascoli ha aggiunto frasi e periodi che
                         non disse parlando; come ha tolto quel poco che ha ritenuto superfluo.

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